Villa sequestrata al sacerdote, spunta inchiesta su abusi sessuali: "A segnalarla fu il vescovo di Pesaro"

La diocesi di Pesaro-Urbino fece emergere un presunto caso di violenza comunicandolo al clero svizzero, che già indagava su svariati episodi. Nel mirino finì il prete che per alcuni anni era tornato a Sant’Angelo in Vado.

Villa sequestrata al sacerdote. Spunta inchiesta su abusi sessuali: "A segnalarla fu il vescovo di Pesaro"

Villa sequestrata al sacerdote. Spunta inchiesta su abusi sessuali: "A segnalarla fu il vescovo di Pesaro"

Pesaro, 17 aprile 2024 – Giallo come un mistero, ma rosso come il filo che lega a doppio nodo l’Italia e la Svizzera. Sono i colori della vicenda nata intorno alla villa di Sant’Angelo in Vado, in via Piobbichese, di proprietà del sacerdote 63enne Roberto Pellizzari, attualmente residente a Le Locle, cittadina in Svizzera nel Cantone Neuchatel. La grande abitazione che si affaccia sulla strada è stata posta sotto sequestro dalla procura di Urbino. Sabato scorso otto agenti della polizia scientifica di Ancona con tute bianche e strumenti tecnici di indagine sono andati a caccia di tracce biologiche eventualmente presenti su pavimenti e pareti. Il sacerdote è tornato da un paio d’anni a vivere in Svizzera dove presta servizio per la missione cattolica italiana “La chaux de Fonds“: è ripartito dall’Italia dopo la morte della madre e dopo essere stato in Italia per alcuni anni allo scopo di accudirla perché anziana e malata. Contemporaneamente collaborava con la parrocchia locale officiando messe e celebrando le benedizioni pasquali.

E fin qui abbiamo parlato del giallo che ha coinvolto la piccola cittadina di Sant’Angelo in Vado dando spazio alle più svariate teorie tra gli abitanti del piccolo centro. Il filo rosso, tuttavia, è un altro ed emerge dalla stampa svizzera legando le due nazioni da una serie di coincidenze e fatti di cronaca sovrapponibili tra loro. Qui la storia ha un inizio assai più risalente rispetto ai sigilli messi dalla scientifica sabato scorso. A settembre del 2023, infatti, secondo quanto riferiscono fonti giornalistiche elvetiche, l’arcivescovo di Pesaro ha informato il suo collega di Friburgo, Vaud e Ginevra Charles Morerod che era stata aperta un’indagine per abusi sessuali nei confronti di un sacerdote nato a Ginevra da genitori italiani e che era partito per l’Italia per stare con i propri congiunti, anziani e malati, che erano tornati a vivere nella loro regione d’origine. Formalmente aveva lo status di sacerdote “fidei donum“, cioè distaccato presso una diocesi italiana. E’ stato durante la sua permanenza nella sua regione d’origine che si sarebbero verificati gli atti di cui ora è accusato. Si parla di abusi sessuali.

Venerdì 29 settembre 2023, secondo le stesse fonti giornalistiche, il procuratore di Neuchâtel Pierre Aubert ha comunicato di aver “recentemente ricevuto informazioni su atti di natura sessuale che sarebbero stati commessi all’estero da un sacerdote domiciliato nel cantone di Neuchâtel”. La portavoce della diocesi di Friburgo ha detto alla stampa elvetica che la diocesi stava "lasciando che l’indagine si svolgesse", prima di suggerire ai giornalisti di chiamare il vescovo italiano. La segretaria dell’arcidiocesi di Urbino, dove risiedeva il sacerdote, ha detto alla stampa che "è stata avviata una procedura canonica per ricercare la verità dei fatti e la responsabilità personale", in seguito alla segnalazione ricevuta in vescovado di un presunto abuso. L’arcivescovo Sandro Salvucci, da noi contattato, non ha risposto.