Abusi sessuali sull’autobus a una 15enne: la versione dell’imputato

Violenza sul pullman, l’azienda non risponde al tribunale che chiedeva il nome dell’autista. Respinta la richiesta della difesa di perizia sulla vittima, poiché ritenuta non attendibile

Abusi sessuali a bordo del bus su una 15enne: l'imputato nega

Abusi sessuali a bordo del bus su una 15enne: l'imputato nega

Ravenna, 24 aprile 2024 – Da una parte l’imputato che nega di avere palpeggiato e molestato sessualmente una 15enne sull’autobus, dall’altra la difesa che si è vista negare la richiesta di una perizia per valutare l’attendibilità della vittima. Nel mezzo, la mancata risposta di Start Romagna alla richiesta del tribunale collegiale – presidente Cecilia Calandra, a latere Federica Lipovscek e Cristiano Coiro – di indicare il nome dell’autista che il 16 settembre 2023 era al volante dell’autobus 156 partito alle 18.30 da Forlì e diretto a Ravenna. Ieri penultima udienza, prima della discussione e sentenza fissate a metà maggio, del processo per violenza sessuale aggravata su minore a carico di un 63enne del Congo residente a Forlì, attualmente in carcere per quei fatti.

Dopo l’approccio molesto e l’invito a fumare uno spinello, secondo l’accusa, a bordo del mezzo pubblico erano iniziati palpeggiamenti e riferimenti sessuali espliciti con inviti rivolti alla ragazza ad andare a casa da lui. Tra i testimoni sentiti ieri, la madre ha spiegato che da quel giorno "mia figlia è un’altra persona", diversa da quella "allegra, libera e che faceva vita sociale" di prima. La giovane era arrivata a perdere parecchi chili.

"Non voleva più andare a scuola, si sognava quell’uomo di notte", ha detto rispondendo alle domande del Pm Stefano Stargiotti. La donna ha poi specificato che la figlia, sedendosi non vicino all’autista ma nei sedili posteriori, dove sarebbe stata poi seguita dall’adulto, "era in stato di panico e ha capito dopo di avere fatto la scelta sbagliata" dato che a bordo ci sarebbero stati solo "3-4 passeggeri".

Inoltre, aveva accettato di dargli il numero di telefono "un po’ per paura, un po’ perché se le avesse fatto del male lo avremmo incastrato". In contesto protetto – dietro a una tenda – è stato sentito anche l’amico che quel pomeriggio, al telefono, aveva raccolto il messaggio di aiuto della 15enne: "Aiuto, c’è un nero che mi vuole...", ricordando uno spezzone di dialogo tra lei ("io non voglio") e lui "(hai paura?").

L’imputato, in Italia dal ’91, in un italiano stentato, ha negato ogni addebito. Pur ammettendo che alla fermata stesse fumando uno spinello, ha detto di aver chiesto a quella giovane se andasse tutto bene dato che "stava piangendo". E poi, dopo essere stato invitato a farsi gli affari propri, la stessa sarebbe tornata da lui e gli avrebbe chiesto una sigaretta. Una volta a bordo, lei lo avrebbe raggiunto nei sedili posteriori, non viceversa. "Mi ha detto che aveva 20 anni", ha spiegato. "Eppure si vede che è giovane, lei le ha creduto"? l’obiezione del Pm.

Riguardo allo scambio dei numeri di telefono, l’uomo lo ha giustificato col fatto che "lei cercava lavoro" e lui, all’epoca impiegato in una ditta che costruisce barche, si sarebbe adoperato per procurarle un posto. Ha inoltre negato baci e palpeggiamenti in quanto "lei era nel sedile davanti al mio, quindi era impossibile". Alla difesa – avvocato Filippo Raffaelli – oltre richiesta di perizia sulla vittima, poiché ritenuta non attendibile e in passato già costretta a psicoanalisi ("per le conseguenze del Covid", ha specificato la madre), è stata negata dal tribunale anche la richiesta di sentire in aula il legale rappresentante di Start, affinché potesse indicare il nome dell’autista. Quest’ultima testimonianza, infatti, è stata ritenuta ininfluente, dal momento che tutto si è svolto nella parte posteriore del bus.