Canalacci di Sarna, un paradiso da salvare

Nella foresta rifiuti e incuria, i volontari sono intervenuti per ripulirla. "Sta diventando una discarica a cielo aperto"

Canalacci di Sarna, un paradiso da salvare
Canalacci di Sarna, un paradiso da salvare

Rifiuti e incuria: salviamo la foresta dei Canalacci di Sarna. Dopo aver passato il Ponte Rosso e svoltato a destra su via Sarna, dopo appena mille metri, sulla destra si trova uno dei luoghi di grande interesse per gli appassionati del territorio e di passeggiate a due passi dalla città, il bosco, ma qualcuno la chiama Foresta, dei Canalacci di Sarna. Un angolo di paradiso che però secondo alcuni dei volontari che nei giorni scorsi sono intervenuti per pulirlo è invaso da rifiuti e oggetto di incuria. Il Bosco dei Canalacci prende il nome dall’omonima, di Sarna, che faceva parte dell’immenso parco di Villa Gessi, di cui costituiva la parte ’a bosco’, ricavata sul tratto terminale del Rio Canalacci, piccolo affluente del Lamone. Oggi è staccato dalla proprietà e non più riconoscibile come tale, tuttavia è individuabile l’impianto originario, quasi certamente ottocentesco, costituito soprattutto da platani, di cui resta un certo numero di esemplari, oltre 15, sparsi un po’ per tutto il bosco e ben visibili anche per la straordinaria altezza, in alcuni casi superiore ai 30 metri.

Assieme a loro furono messi a dimora tigli, ippocastani, forse quercie (peraltro forse già presenti da prima) e vari arbusti (ad esempio laurotini), oggi non ben individuabili per via della successiva riconquista della zona da parte di vegetazione spontanea molto invadente (sambuco, vitalba, edera, robinia, ecc.). Una zona che i ‘camminatori’ e amanti della natura di casa nostra ben conoscono, "peccato – spiegano i volontari che nei giorni scorsi hanno deciso di dare una mano per riportare un po’ di pulizia nella foresta – stia diventando una sorta di discarica a cielo aperto" . Tutto l’insieme del bosco, per l’intero tratto che va dal bivio con via Chiusa fino alla confluenza del Rio Canalacci nel fiume Lamone, è zona vincolata come "gruppo di farnie e altre specie arboree".

Peraltro la presenza di farnia (quercus robur), nobile quercia di pianura oggi assai rara, è dubbia, perlomeno per quanto concerne esemplari puri e non ibridati. "Si tratta di uno dei pochi esempi di foresta fluviale della nostra provincia" continuano i volontari. "La zona – continuano – presenta un ruscello tributario del Lamone, con una piccola portata d’acqua anche nei mesi estivi. Purtroppo rifiuti, abbandono della vegetazione e mancanza di segnaletica rendono questa bellissima località poco fruibile e poco nota. Nei giorni scorsi abbiamo fatto una piccola raccolta di vetro e plastica. Il sentiero che fiancheggia il ruscello si trova tutto in ombra e giunge fino al Lamone. Ci piacerebbe che il bosco dei Canalacci di Sarna fosse più conosciuto e rispettato. Abbiamo trovato persino un lavabo e il monitor di un Pc". Dopo questa prima escursione dedicata alla pulizia della Foresta i volontari vorrebbero organizzare una giornata ecologica con associazioni ambientaliste del territorio.

s.s.