M’è capitato, qualche giorno fa, di trovarmi in attesa a uno sportello bancomat, mentre un’altra persona effettuava la sua operazione. In questi casi s’attende osservando, per discrezione, i particolari del locale, sapendo che l’attesa poi non dura molto. E invece quest’altra persona, una signora piuttosto in avanti con gli anni, indugiava, sicché è stato giocoforza principiare a osservarla. Le difficoltà erano evidenti e, sperando di non essere scambiato per un malintenzionato, le ho chiesto se aveva bisogno di aiuto. Eh sì, l’aveva. Lo sportello comunicava con gli utenti parte col tocco sullo schermo, parte con la tastiera, in un intreccio poco chiaro di richieste: se si sbagliava qualcosa diventava come il gioco dell’oca, si tornava a dover chiudere, estrarre la carta e via daccapo.
La signora s’era ovviamente agitata e, per uscire dalla contraddittoria logica, aveva iniziato a spingere pulsanti a caso come non dovrebbe farsi ma, spesso, si fa. Bene, il problema era duplice: voleva prelevare un importo diverso dai prefissati, ma la sua carta non possedeva la copertura desiderata. Alla fine ci siamo riusciti, ho ricevuto sinceri ringraziamenti, ma ho cominciato a pensare. Siamo un paese di vecchi, dove è divenuta complessa qualsiasi transazione immateriale: occorrono numerosi codici pin da memorizzare e utilizzare, occorre comprendere il dialogo con queste malnate macchine che spesso si esprimono in un italiano desueto (pensiamo a ’obliterare’) o minacciano tempi ristretti per effettuare un’operazione, ingenerando ansia.
Ho pensato a quando io stesso ricevo la minacciosa ingiunzione via sms di aggiornare il mio spid e, letteralmente sudando, mi scontro con gli assurdi campi dei sistemi informatici; ho pensato in quante password sono inciampato perché non accettate dal sistema. La conclusione del mio almanaccare è piuttosto deprimente: siamo un paese di vecchi, ma non siamo un paese per vecchi. Siamo cresciuti a carta, matita, penna, macchina da scrivere, lire in monete e banconote, telefoni con il disco combinatore, libretti di assegni, carte d’identità con le fotografie in bianco e nero applicate a graffette: foto che una volta, scaduto il documento, si recuperavano perché erano venute bene. Siamo cresciuti in un mondo assai più semplice, facile e comprensibile, che probabilmente impiegava nel suo svolgersi tempi più lunghi ma, ricordo, non avevamo fretta.