REDAZIONE RAVENNA

Il tragico volo: "Escluse cause tecniche. Il disastro fu dovuto al fattore umano"

Chiesta l’archiviazione per la morte dei due piloti nel maggio 2021. Secondo la procura l’incidente fu legato a una perdita di controllo. e alla non corretta gestione dell’emergenza.

Il tragico volo: "Escluse cause tecniche. Il disastro fu dovuto al fattore umano"

Prima la "perdita di controllo in volo". E poi una "gestione non corretta e tempestiva della procedura di emergenza". In definitiva la mattina del 14 maggio 2021 quel Pilatus PC-6 era precipitato non per "cause tecniche" ma per "un fattore umano". È quanto il procuratore capo Daniele Barberini ha indicato nella richiesta di archiviazione del del fascicolo aperto contro ignoti per disastro aviatorio.

L’impatto si era verificato poco prima del mezzogiorno in una zona di campagna compresa tra Fosso Ghiaia e Borgo Faina, a poche centinaia di metri in linea d’aria dall’aeroporto della Spreta. Uno schianto devastante che non aveva lasciato scampo ai due piloti a bordo del velivolo, entrambi morti carbonizzati tra i rottami. Ovvero il 65enne ravennate Riccardo Gamberini, da molti conosciuto come ‘Gambero’. E il 53enne Valerio Antonucci originario di Pordenone e da un paio d’anni pilota di base della Skydive Pull Out-Ravenna, associazione di paracadutismo sportivo.

A lanciare l’allarme, era stata una donna che aveva notato la colonna di fumo. La corsa del 118 era stata vana: del resto il velivolo si era letteralmente sbriciolato disperdendo rottami in un’area di varie centinaia di metri compresa tra un paio di canali e un campo di erica a lato di via Masullo. Dai segni lasciati, era evidente che il Pilatus era venuto giù in un campo a ridosso di un’area del Consorzio di Bonifica: quindi, dopo avere ‘arato’ il terreno per un centinaio di metri, aveva abbattuto la recinzione perimetrale ribaltandosi e prendendo fuoco fino ad arrestarsi a pochi metri da un capannone in muratura.

Ma se quanto accaduto a terra era chiaro, si era profilato come un giallo il motivo della improvvisa perdita di quota. Per il pm a questo punto però le cose sono chiare: nessuna "responsabilità da parte di terzi". Le risposte tecniche sono giunte grazie alle consulenze affidate all’ingegner Davide Bernardi e al pilota Sergio Maron. Dalle due relazioni depositate tra febbraio e agosto, una volta "escluse le cause tecniche", è emerso che "l’equipaggio del velivolo" non avrebbe gestito correttamente una "situazione di trim runaway", cioè l’assetto del velivolo in specifiche condizioni.

Secondo i due esperti citati dal pm, le cause del disastro si possono condensare in quattro punti principali: la "perdita di controllo durante il volo addestrativo a causa del posizionamento a picchiare dello stabilizzatore orizzontatale". E poi ancora "l’insorgenza di un problema tecnico" forse dovuto al trim; la "gestione non corretta dell’emergenza sia per eccesso di confidenza che per mancanza di addestramento": ovvero "il fattore umano ha giocato un ruolo importante". E infine la "gestione dell’addestramento delle procedure d’emergenza potrebbe non essere stata adeguate". In quanto ai componenti tecnici, "non si può affermare che avessero difetti tali da compromettere la condotta del velivolo".

Sei le parti offese, perlopiù familiari dei defunti - sono tutelati dagli avvocati Maria Grazia Russo, Maurizio Tarroni, Federico Tassinari, Dario Dealessandri, Paolo Merlo e Marco Montessoro - alle quali l’atto è stato notificato nel caso volessero opporsi alla richiesta della procura per chiedere ulteriori verifiche.

Andrea Colombari