ANDREA COLOMBARI
Cronaca

Le aggressioni ai sanitari: "All’ordine del giorno. Si lavora con la paura"

Pronto soccorso, intervista a un infermiere vittima di questi episodi "Il più grave? Un paziente che ha danneggiato il triage con un estintore" .

Pronto soccorso, intervista a un infermiere vittima di questi episodi "Il più grave? Un paziente che ha danneggiato il triage con un estintore" .

Pronto soccorso, intervista a un infermiere vittima di questi episodi "Il più grave? Un paziente che ha danneggiato il triage con un estintore" .

Daniele Bellini, lei lavora al Pronto soccorso come infermiere. Qual è la situazione che vede tutti i giorni in merito alle aggressioni?

"Sono all’ordine del giorno, e non solo nel nostro Pronto soccorso, ma in ambito nazionale. Sicuramente c’è un aumento dovuto anche alle lunghe attese dei pazienti e dei loro parenti, che perdono la pazienza e se la prendono con chi lavora in prima linea, anche se noi non ne abbiamo colpa".

C’è tuttora un aumento, quindi?

"L’escalation c’è, e sono aumentate sicuramente anche le aggressioni dovute alle lunghe attese, oltre al fatto che ci sono pazienti che arrivano per abuso di stupefacenti. Le aggressioni sono soprattutto verbali, ma anche fisiche. Questa è una cosa che preoccupa, perché la sicurezza nei luoghi di lavoro è anche questo per noi che siamo lì in prima linea e rischiamo sempre".

Qual è l’aggressione più grave avvenuta in questi anni al Pronto soccorso di Ravenna?

"Qualche anno fa c’è stata una situazione spiacevole in cui un paziente ha danneggiato completamente il triage, dove eravamo noi. Abbiamo avuto molta paura".

Come lo ha danneggiato?

"È riuscito a tirarci contro uno degli estintori, che ha colpito il bancone. Da allora sono state prese precauzioni e messi dei vetri a difesa dei triage e degli operatori, serve qualcosa in più, però. Quel giorno diversi colleghi hanno rischiato di ferirsi seriamente, è stata tosta".

La pandemia ha peggiorato le cose?

"I dati ci dicono che c’è stato un aumento negli accessi al Pronto soccorso dopo il 2019 e 2020, anche a Ravenna. E con più persone c’è anche più attesa".

Personalmente le è mai capitato di essere aggredito?

"Sì, è mi capitato sia in maniera verbale che fisica, e non è una bella situazione. Ed è preoccupante soprattutto per coloro che non riescono a difendersi per la differenza fisica rispetto all’aggressore. Essendo un uomo io posso ’abbozzare’ di più, ma molte mie colleghe o colleghi fisicamente più minuti rischiano veramente di farsi male, soprattutto nelle aggressioni fisiche".

Questo ha delle ripercussioni sul lavoro?

"Certo. Conosco colleghi che dopo l’aggressione hanno avuto difficoltà nel tornare subito al lavoro perché avevano paura. È diventato un tema molto delicato e rientra nei parametri del burnout lavorativo".

Mi descriva cosa accade solitamente

"Capita di essere aggrediti verbalmente perché il paziente o il caregiver non capiscono che ci vuole tempo per gli esami, per valutare un paziente, per visitarlo: se così non fosse verrebbe meno la qualità delle cure. La gente è tanta e il personale poco e ci troviamo in brutte situazioni".

Anche lei è stato aggredito, verbalmente e fisicamente. Cosa è accaduto?

"Ho ricevuto percosse o anche semplici spintoni, che sono comunque un’aggressione. È capitato che ad attaccarmi fossero anche persone sotto stupefacenti o ubriache... E conosco tanti altri a cui è successo, anche alcuni che poi si sono dovuti far refertare per le conseguenze".

Questo come influisce sul clima e sull’umore generale?

"Molti hanno un pensiero fisso, ovvero ’come andrà oggi? Quanta gente c’è?’. Doversi preoccupare di essere aggrediti influisce moltissimo sull’umore con cui si va al lavoro".

Cosa servirebbe, secondo lei, per cambiare le cose?

"Sicuramente un aumento della sicurezza: c’è la vigilanza ma secondo noi non è sufficiente. Il fatto è che a causa di questa situazione viene meno la qualità delle cure, che deve essere un valore e non un costo. Un aumento del personale sanitario potrebbe migliorare questo aspetto e diminuire di molto le attese e le file. E, oltre a questo, servirebbe un aumento della sorveglianza".

Si parla spesso della necessità di introdurre un punto di polizia aperto h24 nei Pronto soccorso. È d’accordo?

"Nel nostro Pronto soccorso c’è un punto di polizia attivo, ma non è quello che servirebbe. Dovrebbe sempre esserci una pattuglia a sorvegliare all’interno delle sale d’attesa, con noi in prima linea che lavoriamo... Un servizio che possa portare a un aumento della sicurezza e anche a una maggiore difesa per noi contro le aggressioni fisiche e verbali. Sicuramente potrebbe essere una bella soluzione".

Ora arriva lo sportello psicologico per i dipendenti. Un passo avanti?

"È una bella novità e personalmente penso che sia un’ottima iniziativa: parlare con uno psicologo spesso può essere un aiuto molto valido e utile. È anche un modo per sfogarsi e di staccare un po’ dallo stress, aiutandoci a riprendere in mano una vita serena. Il nostro è un lavoro delicato che si porta dietro uno stress non indifferente, quindi mi auguro che l’iniziativa resti nel tempo".

Sara Servadei