LORENZO PRIVIATO
Cronaca

Menù col marchio Cannavacciuolo, "Risarciremo, ma potevamo usarlo"

Ravenna: lo chef chiede una somma simbolica ai ristoratori di Marina che, dopo il suo reality, tentarono il rilancio

Lo chef Antonino Cannavacciuolo ha accumulato tra i suoi locali ben sette stelle Michelin e ha fatto da giudice in vari format televisivi; il logo della trasmissione Cucine da incubo

Lo chef Antonino Cannavacciuolo ha accumulato tra i suoi locali ben sette stelle Michelin e ha fatto da giudice in vari format televisivi; il logo della trasmissione Cucine da incubo

Ravenna, 21 febbraio 2023 – La battaglia legale tra fornelli è cominciata. Da un parte lo chef pluristellato Antonino Cannavacciuolo, dall’altra i gestori del ristorante Saporetti di Marina di Ravenna.

Il primo contesta ai secondi, benché questi avessero partecipato a un suo reality, di avere utilizzato il proprio marchio in assenza di autorizzazione. Il reato che viene contestato a una coppia di origine straniera, marito e moglie di 50 e 32 anni, difesi dall’avvocato Massimo Pleiadi, è concorso in contraffazione o uso di opere dell’ingegno o di prodotti industriali.

In buona sostanza, dopo la partecipazione alla serie televisiva ’Cucine da incubo’, nel settembre 2018 avevano reclamizzato l’apertura del locale di Marina pubblicizzando, attraverso volantini, un "menù di pesce e crudites curato dallo chef Antonino Cannavacciuolo", utilizzando anche un camion vela con gigantografia del famoso chef campano accostata al nome del ristorante rivierasco. Informato via facebook da una sua ammiratrice culinaria, lo chef fece partire la denuncia.

Ieri mattina è iniziato il processo davanti al giudice Federica Lipovscek, che vede imputato anche un 63enne bresciano coinvolto nella gestione del locale e difeso dall’avvocato Marco Agosti. Come segnale distensivo, attraverso il proprio legale, avvocato Riccardo Santagostino, Cannavacciuolo si è reso disponibile a non costituirsi parte civili, quindi a non chiedere i danni, in cambio di una cifra simbolica. Le difese hanno così chiesto e ottenuto un rinvio a settembre al fine di valutare la proposta, dicendosi sin da ora disponibili a un risarcimento purché contenuto.

Il problema è che per questo tipo di reati il processo andrà avanti d’ufficio. Anche perché i ristoratori non sembrano intenzionati a voler recitare il ruolo dei pungiball. In passato, quando lavoravano a Mantova, avevano partecipato a ’Cucine da incubo’ il cui formato, basato su un omonimo programma britannico, nella versione italiana vede lo chef Cannavacciuolo impegnato ad aiutare ristoranti in crisi, per scongiurare il rischio della chiusura. Dal punto di vista dei ristoratori, in pratica, un’esperienza utile ma certamente non facile, per certi aspetti umiliante, in quanto equivaleva all’ammissione di essere con l’acqua alla gola. Alla fine del programma viene mostrato il rilancio del ristorante, durante il quale Cannavacciuolo, dopo avere ideato un menù consono alla situazione, tiene sott’occhio come lo staff lavora e corregge le sbavature.

Di questa nuova situazione, in buona sostanza, i gestori del Saporetti ritenevano di potere approfittare per aprire un nuovo locale e potersi così rilanciare. Marito e moglie, in pratica, pensano di non avere commesso alcun illecito nell’utilizzare un menù che già era stato confezionato per loro durante un reality dal quale, giocoforza, non spiccavano certamente come cuochi eccezionali. Per la difesa, infatti, la sola partecipazione al programma non è garanzia di un rilancio, tanto che diverse imprese abbassano comunque la serranda.