Più vicino ai 90 che agli 80. Guardandolo, lo si direbbe un nonnino. Eppure secondo la procura ha abusato della nipotina da quando lei aveva 5 anni. Un’accusa di fronte alla quale nel primo pomeriggio di ieri il diretto interessato, difeso dall’avvocato Davide Baiocchi, dopo avere versato un risarcimento, ha patteggiato due anni (con pena sospesa) per violenza sessuale pluriaggravata davanti al gup Corrado Schiaretti e al pm d’udienza Stefano Stargiotti. Avrebbe ora l’obbligo di frequentare entro tre anni corsi di riabilitazione: ma vista l’età, tale scenario appare improbabile. Tanto più che la difesa aveva valutato anche la richiesta per una eventuale perizia sulla capacità dell’anziano di stare in giudizio e cioè di rendersi conto di cosa stesse accadendo a livello processuale. La madre della bimba, sia in proprio che come responsabile della piccola, si era costituita parte civile con l’avvocato Giovanni Scudellari, ieri sostituito per la lettura del dispositivo dalla collega Eleonora Raggi.
Secondo il capo d’accusa, il nonno approfittava della piccola perlopiù quando la andava a prendere dopo le attività sportive e la riportava a casa per cambiarla. La vicenda era emersa quando la bimba, durante un ricovero in ospedale, aveva raccontato ai medici di avere patito abusi sessuali da quel nonno sin da quando lei aveva 5 o 6 anni e fino alle scuole medie. Attenzioni morbose che via via si erano alzate d’intensità.
Del resto - prosegue l’accusa - i genitori della piccola si fidavano dell’anziano: e, come accade in tante famiglie strette tra il lavoro e il resto della vita, gli chiedevano di occuparsi della nipotina in alcuni frangenti della giornata. Come quando c’era ad esempio da andarla a prendere dalla palestra. E lui in quel contesto avrebbe avuto mano libera in una vera e propria escalation di comportamenti di valenza penale. Circostanze a conferma delle quali, oltre alla testimonianza in particolare della mamma circa il numero e il contesto delle volte in cui la piccola veniva affidata al nonno, sono arrivate anche le parole della bambina pronunciate in area protetta e ritenute sin qui del tutto credibili dai magistrati (pm titolare del fascicolo Francesca Buganè Pedretti, le indagini erano state fatte dall’apposita sezione della squadra Mobile della polizia). In generale i genitori, anche loro sentiti dagli inquirenti, avevano restituito un quadro di attaccamento definito "morboso" di quel nonno alla piccola: quasi fosse diventata la sua unica ragione di vita. È inevitabile che i suoi comportamenti abbiano prodotto gravi ripercussioni sia sulla vita della piccola che sulla sua salute interiore. Ecco perché il danno quantificato dalle parti civili, ammonta ad almeno 200 mila euro.
a.col.