Cervia, studentesse molestate. Il professore a processo

Accusato di violenza sessuale docente 53enne per atti equivoci su nove allieve durante le lezioni. Lui pensa a risarcire, ma nega tutto

Gli episodi sarebbero avvenuti durante le ore di lezione (foto di repertorio)

Gli episodi sarebbero avvenuti durante le ore di lezione (foto di repertorio)

Ravenna, 4 dicembre 2019 - Inizierà la prossima settimana il processo a carico del 53enne insegnante a Cervia accusato di violenza sessuale aggravata su minorenni per atti quanto meno equivoci – palpeggiamenti e sfioramenti – nei confronti di un gruppo di studentesse che avrebbe avvicinato con pretesti durante le ore di lezione. L’uomo ha infatti ricevuto un decreto di giudizio immediato del Gip Janos Barlotti (niente udienza preliminare, la Procura ritiene le accuse blindate), e ha trascorso un periodo agli arresti domiciliari: questo dallo scorso giugno, quando il caso esplose e fece molto discutere, fino a inizio settembre. A giudicarlo saranno tre giudici del collegio penale.

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Difeso dagli avvocati Maurizio Taroni ed Ermanno Cicognani, starebbe pensando a risarcire le vittime, il che non sta a significare un’ammissione di colpevolezza. Al contrario, sarebbe deciso a provare la propria estraneità ai fatti. Compito non facile dal momento che ad accusarlo sono nove allieve di una stessa classe. Genericamente queste sarebbero state destinatarie – da settembre 2018 a marzo 2019 – di attenzioni eccessive e battute sopra le righe. Nello specifico la Procura, col Pm Angela Scorza, gli contesta episodi ben precisi. Nel caso di una studentessa, averla presa da dietro la schiena, girando tra i banchi durante un compito in classe, massaggiandole spalle e collo. In altri contesti massaggiando le spalle scendendo con le mani fino al seno, magari durante un’interrogazione e nel tentativo di ricondurre una ragazza in classe. Altre volte avrebbe appoggiato le proprie parti intime contro il collo delle esterrefatte allieve.  

Alcune delle parti offese sono minorenni, per questo le eventuali costituzioni di parte civile saranno esercitate dai genitori (una delle studentesse – tutelata dall’avvocato Massimiliano Nicolai – è già stata risarcita con 5000 euro). Quel professore era chiacchierato da tempo. E mentre la seconda sezione della Squadra mobile svolgeva le indagini anche una studentessa di vecchia data, leggendo il giornale, si era fatta avanti per confermare che i racconti delle ragazze a suo giudizio non erano inventati in quanto anche lei aveva avuto in passato un’esperienza simile con quel docente.  

Era stato il preside, dopo avere ricevuto le confidenze imbarazzate delle ragazze e avere convocato le loro famiglie, a decidere che l’insegnante aveva passato il limite e a chiedere l’intervento della polizia. La Procura aveva subito chiesto e ottenuto una misura di arresti domiciliari, in seguito revocata in quanto nel frattempo l’uomo era stato sospeso dall’insegnamento, dunque non vi era rischio che ripetesse i reati contestati. Dai racconti delle ragazze sentite in questura emergeva che questi episodi si ripetevano da mesi. Avvicinava le ragazzine con dei pretesti. Se qualcuna prendeva un brutto voto, o arrivava in ritardo alla lezione, lui la ‘puniva’ facendole fare degli esercizi e delle flessioni. Tutto questo sebbene non fosse un’insegnante di ginnastica, ma di altra materia. E con questa scusa sarebbe riuscito a toccarle.  

Secondo il racconto reso a giugno da un genitore l’insegnante «rivolgeva attenzioni particolari verso le ragazze più prosperose». L’episodio che ha spinto la scuola a intervenire sarebbe questo. Un giorno, festeggiando il compleanno di una studentessa, il prof l’aveva abbracciata, afferrandola da dietro e tirandola su per le braccia, per poi rivolgersi alla classe con questa frase inopportuna: ‘Se la violento non mi denunciate, vero?’. Parole che avevano lasciato la classe interdetta. © RIPRODUZIONE RISERVATA