Delitto di Bibbiano, l’omicida era stato preso in carico al Sert: "Aveva problemi psichiatrici"

L’avvocato di Stefani lo ha incontrato. "Non si capacita di quello che è successo". Ancora da fissare l’autopsia sul corpo della vittima, l’artigiano 61enne Ilirjan Minaj

Reggio Emilia, 10 giugno 2024 – Riccardo Stefani, 41 anni, originario di Cossato in provincia di Biella, era seguito dai servizi sociali ed era in carico al Sert di Montecchio. Il suo profilo era ben conosciuto in Val d’Enza, dato che risultava essere affetto da dipendenze. Di lui l’avvocato di fiducia Stefano Germini conosce la storia giudiziaria. E sebbene ancora sia presto per definire una linea di difesa, spiega come soffrisse "di problemi psichiatrici diagnosticati". La sua stessa reazione all’omicidio è anomala. Il legale spiega come l’abbia trovato stupito della situazione: "Non stava bene, non si capacitava di quello che era successo e negava di aver mai litigato in precedenza con la vittima". Tutte dichiarazioni che per ora devono essere verificate e contestualizzate. "Dovremo approfondire questo profilo", si limita a dire con prudenza l’avvocato. Stamattina si dovrà tenere la convalida d’arresto e per ora non si sa nulla di più anche rispetto all’esame autoptico che sicuramente dovrà essere fatto sul corpo di Ilirjan Minaj, 61enne di origine albanese, che Stefani avrebbe ucciso con un fendente mortale al cuore (oltre ad averlo colpito probabilmente al labbro in maniera superficiale). Stefani, che viveva in Piemonte, era stato portato nel carcere di Modena per essere vicino all’unica famigliare che aveva: sua madre. A quei tempi era in espiazione di pena per una accusa di resistenza a pubblico ufficiale e una guida in stato d’ebbrezza. Espiata la pena, si è trasferito a Bibbiano dalla madre.

La folla che ha tentato di linciare Riccardo Stefani (nel tondo) quando è stato portato fuori di casa
La folla che ha tentato di linciare Riccardo Stefani (nel tondo) quando è stato portato fuori di casa

Da allora non sono mancati i problemi per Stefani, che già qualche mese fa era stato denunciato dai carabinieri per avere imbrattato una rotonda poco distante da casa sua. " Sono arrabbiato con quell’incrocio perché lì è morto il mio cane", si era giustificato quando i militari lo avevano sentito. Tutti i vicini che vivono in via Corradini, attorno al palazzo dove si è consumato l’omicidio, lo descrivono come una persona collerica, abituato a insultare più che a dialogare. Un uomo di stazza massiccia che spaventava anche i ragazzini abituati a giocare nell’androne e nel cortile del palazzo. E non era la prima volta, pare, che c’erano delle tensioni con la famiglia albanese che viveva due piani sotto di lui. L’altra sera tutto sarebbe partito da una battuta, uno scambio piccato tra Stefani e l’artigiano sessantunenne Minaj. Poi un’offesa verso l’anziano, che lo ha inseguito fino al suo appartamento, colpendo la porta d’ingresso. A quel punto Stefani sarebbe uscito, armato di coltello. E in un attimo, la vita di Minaj è stata strappata via.