Elena Russo morta mentre portava le pizze: l’auto aveva gomme vecchie di 16 anni

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’imputazione per i titolari Ma è stata riconosciuta anche la velocità sopra il limite tenuta dalla ragazza

Elena Russo, la studentessa morta mentre portava le pizze

Elena Russo, la studentessa morta mentre portava le pizze

Reggio Emilia, 19 aprile 2024 – Nella morte di Elena Russo, 20 anni, potrebbe avere avuto un ruolo non soltanto la velocità superiore al limite che lei avrebbe tenuto, ma anche il fatto che le fosse stata fornita un’auto di lavoro con pneumatici usurati, datati e diversi tra loro, violando le norme della sicurezza: due ruote risalivano l’una a 16 anni prima, l’altra a 8, risultando più vecchie della macchina stessa.

Lei, studentessa di Giurisprudenza a Modena, si pagava l’università consegnando pizze a domicilio, mentre coltivava il sogno di diventare avvocato e faceva volontariato per la Croce Rossa. Nella sera del 30 gennaio 2022, dopo le 20, mentre da San Bartolomeo percorreva via Tirabassi verso Castelbaldo, la giovane si schiantò con la Fiat Punto contro un palo, si rovesciò e perse la vita. Se inizialmente poteva apparire la classica disgrazia in cui si è fatto ‘tutto da soli’, la tenacia dei genitori Annamaria e Francesco, tutelati dagli avvocati Giulio Cesare Bonazzi e Simona Magnani, ha aperto un nuovo squarcio di verità e di possibili responsabilità.

Tanto che ieri mattina il giudice delle indagini preliminari Andrea Rat ha ordinato che entro dieci giorni la Procura formuli l’imputazione coatta a carico dei due legali rappresentanti della pizzeria: si configura un infortunio sul lavoro con conseguenze mortali che sarebbero derivate da una violazione delle norme di sicurezza a causa delle condizioni degli pneumatici, lisi al punto da non garantire l’aderenza alla strada.

La decisione del gip è arrivata dopo la relazione dell’ingegnere Mattia Strangi, nominato dal tribunale e sentito ieri mattina a conclusione dell’incidente probatorio. Pure il pubblico ministero Enrico Finocchiaro, da poco insediato in Procura e che ha ereditato il fascicolo, ha condiviso l’esistenza di un rapporto di causalità tra norme violate per la sicurezza sul lavoro e il decesso: conclusione a cui gli avvocati della famiglia si sono associati. Di avviso opposto l’avvocato Nino Giordano Ruffini, che assiste i due titolari, secondo cui invece la tragedia derivò soltanto dall’alta velocità tenuta dalla ragazza, calcolata dal consulente della difesa attorno ai 130 chilometri orari in un punto dove il limite è dei 50.

Un valore che è stato stimato in modo variabile: per il primo esperto incaricato dalla Procura, Davide Manfredi, era sui 140 orari, e non si ravvisavano carenze della macchina; per l’ingegner Santo Cavallo, incaricato dai genitori, non più di 50, perché buio e condizioni della strada non avrebbero permesso di andare oltre. Il primo perito nominato dal tribunale, Silvano Simoncini, aveva stimato molto meno del valore della Procura; poi in gennaio il giudice ha disposto un supplemento istruttorio e ieri Strangi, oltre a ravvisare il problema gomme, in base alle foto ha indicato una velocità sui 110.

In attesa del corso della giustizia, il ricordo di Elena resta immortalato nell’aula che Unimore ha voluto dedicarle indicandola come studentessa-modello.