Nato morto a Reggio Emilia: inchiesta in Procura

L’attacco di Nadia Vassallo: “L’azienda sanitaria non può autoassolversi: fino al 2017 queste emergenze erano affrontate con competenza ed esiti positivi in loco”

Il bimbo di 8 mesi è nato morto dopo la corsa all'ospedale Sant'Anna di Reggio Emilia

Il bimbo di 8 mesi è nato morto dopo la corsa all'ospedale Sant'Anna di Reggio Emilia

Reggio Emilia, 23 maggio 2023 – È stato aperto un fascicolo, in procura a Reggio, sulla tragedia avvenuta nelle scorse settimane nel trasferimento dall’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti al Santa Maria Nuova di Reggio: un bambino nato morto, con la madre che si trovava all’ottavo mese di gravidanza. Un caso su cui ora la magistratura reggiana – coordinata dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci – dovrà fare piena luce: l’autorità giudiziaria, stando a quanto si apprende, è già al lavoro e l’inchiesta è in corso.

Ed è anche bufera politica

Da Castelnovo interviene Nadia Vassallo, consigliere comunale di minoranza di Castelnovo ne’ Cuori, che l’altro giorno ha portato alla ribalta questa drammatica vicenda. "L’Ausl - scrive la Vassallo -. conferma l’inadeguatezza attuale dell’ospedale di Castelnovo per gestire le emergenze ostetriche che possono portare alla morte di madre e bambino. Ne risulta che la popolazione di donne gravide della montagna non è coperta da nessun tipo di assistenza al parto e di gestione dell’emergenza in loco, perché il punto nascita è stato cancellato per decreto regionale nel 2017".

“Dispiace che la nota stampa dell’Ausl sia congegnata per evitare le proprie responsabilità - incalza Nadia Vassallo -. Se è vero che non è in suo potere impedire che “dette evenienze accadano”, è suo dovere prevedere come affrontarle per eliminare l’handicap della distanza che le donne di montagna hanno rispetto a quelle di pianura".

L’Ausl non può autoassolversi dicendo che i ‘sanitari con il loro pronto e appropriato intervento hanno garantito la migliore assistenza possibile” quando nel momento più importante, quando il bambino era presumibilmente ancora in vita, “i sanitari del Pronto Soccorso avvalendosi della consulenza ostetrica hanno compreso che non si trattava dell’avvio di un parto fisiologico” per poi spedire la donna a Reggio dove il bimbo è giunto morto. Le emergenze non possono essere differite nel tempo, in balia di traffico, meteo e disponibilità dei mezzi".

“Fino al 2017 - conclude la Vassallo - queste emergenze erano affrontate con competenza ed esiti positivi in loco, oggi l’Ausl si nasconde dietro frasi inquietanti come: ‘L’intervento chirurgico da effettuare in queste situazioni è un’emergenza che richiede competenze specialistiche di prim’ordine oltre che una larga esperienza”. Spettabile Ausl, ma chi avete mandato a Castelnovo? Avete capito che qui le distanze fanno la differenza fra la vita e la morte?"

“Noi in montagna non possiamo rassegnarci a essere considerati da Ausl e Regione una riserva indiana, il sud del mondo, un sottosviluppo civile che non merita attenzione e che proprio le statistiche sciorinate dicono avere tassi di natimortalità nel mondo (Stillbirth 2019 - Iss) doppi o tripli rispetto alle zone urbane e ai paesi civilizzati".

“Per quanto abbiano cercato di far intendere che quella morte era inevitabile e frutto di un destino cinico e baro non è il destino ad aver tolto il punto nascita di Castelnovo - conclude la Vassallo - e tante sono le mamme e i figli che possono ringraziare di esserci grazie a quel servizio che l’Ausl ha osteggiato e che la Regione ha cancellato".