Processo Saman, il fratello ha paura: “Non voglio testimoniare, temo di essere ucciso”

La procura e l’avvocato che rappresenta il ragazzo si oppongono a una sua nuova deposizione: "Deve essere tutelata la sua integrità. Ha subito pressioni da persone vicine alla famiglia"

Reggio Emilia, 18 febbraio 2023 – Un terrore che non se n’è andato, ma lo accompagnerebbe ancora più forte che mai. "Il fratello di Saman Abbas è tuttora certo che per aver parlato subirà la stessa sorte della sorella. Me lo ha detto lui, riportando circostanze che potranno essere confermate da altri testimoni".

La pesante rivelazione emerge durante il processo, nel momento in cui le parti chiedono l’ammissione delle prove, quando prende la parola l’avvocato Valeria Miari, che tutela il 17enne costituito parte civile. Il ragazzo era stato già sentito nel giugno 2021 durante l’incidente probatorio.

Le difese vorrebbero risentirlo, alla luce delle novità – come il ritrovamento del cadavere di Saman –, ma il pm Laura Galli e l’avvocato si oppongono. "Va salvaguardata l’integrità psicofisica del ragazzo, o preservare ciò che ne rimane, dal trauma che una nuova testimonianza comporterebbe – sostiene l’avvocato Miari –. Lui ha assistito alle fasi che hanno accompagnato la morte della sorella. Si è distaccato dai genitori; ha portato la sua testimonianza ed è emerso il suo timore soprattutto verso lo zio Danish Hasnain. È vero che è stato inserito in comunità con misure di protezione, ma ciò ha creato anche allerta e maggiore isolamento".

Non è mancato un accenno particolarmente drammatico: "Ho dovuto anticipargli io che il cadavere ritrovato era quello della sorella, per evitare che lo sapesse dai media. Lui vorrebbe rivederlo per poterle dare l’ultimo saluto".

Parla di "pressioni subite da persone vicine alla famiglia e dai media": "Il processo farà giustizia, ma lo obbliga anche a rivivere il trauma. I pur bravissimi avvocati delle difese vogliono demolire la sua testimonianza". Le dichiarazioni già rese dal 17enne, chiede il pm Galli, "vanno salvaguardate": "Agli atti c’è la prova che lui fu sottoposto a influenze perché ritrattasse.

La Corte può anche valutarlo non attendibile, ma non c’è un racconto più genuino di quello fatto nell’incidente probatorio". In aula l’avvocato Luigi Scarcella ha categoricamente escluso che i due cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz abbiano minacciato il fratello.

Altra vicenda importante riguarda Ayub Saqib, il ragazzo frequentato da Saman nei mesi prima della morte, costituito parte civile tramite l’avvocato Claudio Falleti, pure lui già sentito in incidente probatorio. Il legale si è opposto a una nuova testimonianza: "Va salvaguardato dal forte trauma della perdita di colei che definirei la sua fidanzata". Ha ricordato le minacce che lui subì, oggetto di altro procedimento, "che avvenivano a ogni sua uscita". Nel gennaio 2021 Shabbar Abbas, padre di Saman, era volato in Pakistan per minacciare di morte i parenti di Saqib, nel loro villaggio che dista qualche centinaio di chilometri da dove abitavano gli Abbas.