Tumore al polmone, nuove speranze con l’immunoterapia: cosa dice lo studio

L'obiettivo raggiunto grazie a una ricerca dell'Irccs di Reggio Emilia è quello di svegliare cellule immunitarie già presenti nel corpo, affinché combattano la malattia

Reggio Emilia, 2 aprile 2024 – Ci sono nuove speranze terapeutiche per combattere il tumore al polmone che è una patologia particolarmente aggressiva, con una prognosi ancora non favorevole, malgrado i molti farmaci a oggi disponibili.

La possibilità è quella di utilizzare una classe di farmaci epigenetici (immunoterapia) per stimolare una particolare popolazione di cellule immunitarie, chiamate Natural Killer. Queste cellule sono naturalmente presenti all’interno dell’organismo, ma spesso non sono reattive nei confronti del tumore e non riescono a difendere l’organismo dalla sua minaccia. I farmaci spingerebbero dunque queste cellule a combattere il tumore.

Questo è l'obiettivo raggiunto grazie a uno studio dell'Irccs di Reggio Emilia pubblicato su Nature Communications, che segna nuove e promettenti possibilità terapeutiche per combattere il tumore al polmone. L’articolo pubblicato sulla rivista raccoglie i risultati di un lavoro di cinque anni svolto dai ricercatori del Laboratorio di Ricerca Traslazionale, in collaborazione con altri professionisti dell’Ausl Irccs di Reggio e con il gruppo di ricerca del dottor Francesco Bertolini dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano. In particolare lo studio è stato condotto dalle ricercatrici Francesca Reggiani e Valentina Sancisi.

Le dottoresse Reggiani e Sancisi che hanno condotto lo studio
Le dottoresse Reggiani e Sancisi che hanno condotto lo studio

I risultati dello studio

Lo studio ha analizzato i campioni di 53 pazienti affetti da tumore polmonare. I risultati hanno dimostrato che l’attività di queste cellule immunitarie contro il tumore può essere ripristinata e potenziata proprio grazie a questo tipo di farmaci. Per la prima volta è stato inoltre dimostrato che i farmaci epigenetici bloccano l’interazione tra due proteine (SMAD3 e BRD4) all’interno del nucleo delle cellule Natural Killer attivando così la risposta immunitaria verso il tumore.

Questi risultati sono particolarmente promettenti perché i farmaci qui applicati in modelli preclinici potrebbero entrare a far parte in futuro di terapie di combinazione volte a stimolare il sistema immunitario dei pazienti, oppure essere utilizzati per aumentare l’efficacia di terapie basate sulle cellule Natural Killer.