
I genitori del portiere riminese dell’Atalanta raccotano i sogni e i sacrifici del campione di casa "Ha sempre saputo quello che voleva". La maglia di Buffon in cameretta e il mare con gli amici .
Dalla cameretta della sua casa a Rimini ai campi di serie A. Quella del 24enne Marco Carnesecchi, il portiere dell’Atalanta, è la storia di un campione che non si è mai dato per vinto e ha costruito mattone dopo mattone il suo sogno. A raccontarla sono i suoi genitori, David e Barbara, che non hanno mai smesso di credere in lui neanche per un minuto.
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David, com’era Marco da bambino?
"Era un tipo vivace. A volte bisognava tenerlo fermo, un po’ come me. Invece l’intelligenza l’ha presa tutta dalla mamma. Gli piaceva molto il legno e con nonno Fabio, un abile artigiano, lo intagliava spesso".
E’ stato lei a trasmettergli la passione per il pallone?
"Quando ero più giovane giocavo a calcio in una squadra di serie C2 e la sera, finito il lavoro, andavamo insieme agli allenamenti. Fin da quando era piccolo gli ho fatto vivere la vita da spogliatoio: sono convinto che il calcio insegni tanto anche nella vita".
Poi ha incontrato il pallone in prima persona.
"E’ nato tutto come divertimento. All’inizio giocava al centrocampo, poi a una partita mancava il portiere e lui si è trovato a sostituirlo. Da lì non si è più allontanato dai pali. Era così innamorato di questo ruolo che ogni notte andava a dormire con i guantoni: non c’era stagione che tenesse. Zero e trenta gradi lui li indossava sotto le coperte".
Com’è stato il percorso fino alla serie A?
"Marco è sempre stato caparbio e sicuro in quello che voleva. E’ capitato che saltasse compleanni con gli amici per andare agli allenamenti".
Sono stati tanti i sacrifici?
"Ricordo che quando era nelle giovanili del Cesena partiva da casa con la bicicletta e il borsone. Arrivava in stazione, mangiava un panino e prendeva il treno. Poi la sera verso le 19 il ritorno a casa per studiare. Tutto questo per anni".
Il suo idolo?
"Sempre e solo Buffon, nella sua vecchia stanza conserviamo ancora la maglia di Gigi che si sono scambiati nella gara contro il Parma".
Poi a 17 anni Marco è partito per Bergamo per giocare nelle giovanili dell’Atalanta.
"Non è stato facile i primi tempi, è stata la determinazione a salvarlo. Non si può negare che abbia vissuto dei momenti difficili, ma ha incontrato un ambiente che ha saputo aiutarlo".
Lo seguite tutti i weekend?
"Sempre. Quest’anno ogni volta a parte a Lecce e Cagliari".
Come vivete le partite?
"Quando abbiamo visto Atalanta-Real Madrid avevo addirittura paura che tirassero troppo forte quei ‘marziani’. Mia moglie invece urla quando la palla si avvicina alla porta di Marco".
A fine partite cosa fate?
"Andiamo a mangiare tutti insieme. Però il calcio è un argomento off-limits".
Eravate anche a Dublino quando ha vinto ha vinto l’Europa League?
"Come potevamo mancare? A fine partita Marco è venuto a cercarci, ci ha preso di peso e trascinati in campo a festeggiare".
Che fa quando torna a Rimini?
"La vita di mare, incontra gli amici, che sono rimasti quelli delle elementari e si gode la sua città".
Siete orgogliosi?
"Non potevamo chiedere di più dai nostri figli. Jessica con il lavoro è sempre in giro per l’Europa, mentre Marco gioca in serie A. E’ un sogno ad occhi aperti".