CLAUDIO ROSELLI
Cronaca

Guerrina, 10 anni di misteri. La condanna di padre Gratien e un corpo scomparso nel nulla

Il 1° maggio del 2014 la 50enne lasciava la sua casa di Ca’ Raffaello per non fare mai più ritorno La relazione con il sacerdote congolese e quegli sms sospetti: tutti i lati oscuri della vicenda

Padre Gratien Alabi e, nel riquadro, Guerrina Piscaglia

Padre Gratien Alabi e, nel riquadro, Guerrina Piscaglia

Rimini, 1 maggio 2024 – Caso risolto anche senza il ritrovamento materiale del corpo. In ultimo, la richiesta di risarcimento dei familiari. Sono passati dieci anni esatti dalla scomparsa di Guerrina Piscaglia, la 50enne di Ca’ Raffaello (nel Comune di Badia Tedalda) vista per l’ultima volta in paese nel pomeriggio di quel 1° maggio del 2014.

Un caso di cronaca nera fra i più rilevanti a livello nazionale e trattato nelle trasmissioni televisive più seguite, perché condito anche da un risvolto particolare: il rapporto sentimentale fra la vittima e padre Gratien Alabi, oggi 53enne, che sta scontando i 25 anni di carcere (la sentenza è definitiva) con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Il frate congolese dell’ordine dei premostratensi, dal quale è stato espulso, aveva esercitato il suo fascino in una donna alle prese con i problemi del figlio Lorenzo, disabile e del marito Mirko Alessandrini.

Una donna che voleva ricominciare a vivere e che aveva trovato la persona con la quale si sentiva rinata; lo stesso Padre Gratien ha ammesso la relazione con lei, anche se continua a professarsi innocente.

Quel giorno avevano un appuntamento in canonica; alla sera, quando l’attendevano per cena, Guerrina però non si trovava più: ricerche sopra ricerche senza esito, ma di lei nessuna traccia.

La vicenda, a livello di stampa, divenne pubblica a distanza di oltre tre mesi, poco dopo ferragosto e sulle prime si pensò a un allontanamento volontario, anche a seguito delle voci sparse di proposito da Padre Gratien, in base alle quali Guerrina sarebbe scappata con l’ambulante marocchino che aveva ospitato a casa per una birra il giorno precedente alla scomparsa e che risiedeva dalle parti di Gubbio.

Niente di più falso. Di lì a poco, il piano preparato dal sacerdote per scagionarsi si sarebbe rivelato per lui un boomerang: gli sms scambiati indirizzarono ben presto le indagini su un versante ben preciso. Fra Guerrina e padre Gratien c’erano stati ben 4mila messaggi e il sacerdote, dopo la scomparsa, ne inviò alcuni a terze persone credendo che fossero stati scritti dalla vittima, ma il suo italiano sgrammaticato ha finito con l’inchiodarlo.

In paese, qualcuno sapeva del rapporto fra i due e provvide a informare chi di dovere, il quale avrebbe preferito tacere per prudenza. Ciò ha allungato il lavoro degli investigatori, che sono giunti alla conclusione: pur senza il cadavere rinvenuto, padre Gratien è stato riconosciuto colpevole di aver ucciso Guerrina quel pomeriggio stesso del 1° maggio all’interno della canonica e poi di aver fatto sparire il suo corpo.

Motivo? Pare che Guerrina gli avesse confidato di essere incinta.

L’ultimo capitolo è la richiesta di circa un milione di euro di risarcimento da parte dei parenti (oggi il marito Mirko e il figlio Lorenzo vivono a Sansepolcro), ma del corpo di Guerrina ancora niente.