Il boom di Airbnb spacca il mercato. A Rimini 1200 alloggi disponibili. Magrini: "Servono più regole"

L’assessore: "Guardiamo al governo per chiedere di limitare le agevolazioni fiscali della cedolare secca restringendole da tre a un solo appartamento da affittare in regime privatistico. Occorre una stretta".

L’assessore Juri Magrini

L’assessore Juri Magrini

Rimini, 4 aprile 2024 – Ci sono più appartamenti per turisti sulla piattaforma di Airbnb che hotel a Rimini. Il paragone sulla ricettività (sui posti letto disponibili) ancora non tiene, ma il dato resta comunque significativo per comprendere quanto il fenomeno degli alloggi destinati ai turisti si sia ampliato negli ultimi anni.

Oggi le vacanze in appartamento in Riviera non rappresentano più una parte residuale dei pernottamenti turistici. Nel 2017 si contavano appena una cinquantina gli alloggi sulla piattaforma. Poi la crescita costante fino alla pandemia, che ha cambiato tutto. Il processo di trasformazione di alloggi in affitto a lungo termine in appartamenti per turisti è letteralmente esploso. Nel 2019, prima che arrivasse il Covid, erano 500. Nel 2023 sono arrivati a 1.185. E sono sempre più i turisti che soggiornano in questi alloggi durante l’anno, ma gli incassi della tassa di soggiorno sono ancora ridotti. Nel 2019 gli introiti per il Comune di Rimini su questa tipologia di appartamenti sono stati 119mila euro. Lo scorso anno gli incassi hanno superato i 247mila euro grazie anche alla tariffa aumentata, arrivata a 1,50 euro. Sulla fiscalità per questa tipologia di alloggi, l’assessore alle attività economiche Juri Magrini lancia un appello al governo e alla Regione. "Guardiamo al governo per chiedere di limitare le agevolazioni fiscali della cedolare secca restringendole da tre a un solo appartamento da affittare in regime privatistico, riallineando quindi il beneficio fiscale all’effettiva capacità contributiva. La seconda azione chiama invece in causa la Regione alla quale chiediamo di armonizzare e aggiornare la legge regionale, così come già avviene altrove, relativamente al codice identificativo che viene assegnato alle strutture ricettive anche agli immobili destinati a locazione breve ai sensi del decreto legge 50 del 2017. Un meccanismo utile al recupero dell’evasione della tassa di soggiorno e dell’Irpef togliendo il divieto, per gli appartamenti ammobiliati a uso turistico, di farsi pubblicità".

Per l’assessore le leggi attuali non fermano l’afflusso di appartamenti nel mercato turistico, e non aiutano nemmeno a recuperare l’evasione fiscale. Al contrario a Palazzo Garampi vorrebbero mettere un freno, creando un cortocircuito per far tornare parte di questi immobili sul mercato degli affitti di lunga durata. "L’obiettivo, per quanto possibile, è arginare gli effetti distorsivi degli alloggi turistici che tolgono disponibilità alle famiglie. Come amministrazione, anche per quest’anno abbiamo aumentato l’aliquota dell’imposta di soggiorno per le locazioni a breve termine (con un ulteriore scatto dal 4% al 5% del corrispettivo) e con un innalzamento della tariffa, da 0,70 a 1 euro fino a 1,50 e 2 euro, per tutti i pernottamenti in b&b, case per ferie, appartamenti vacanze e così via". Il Comune vuole dare una scossa, riaprendo ‘le porte’ agli affitti familiari, ma per farlo serve l’aiuto di governo e Regione.

Andrea Oliva