LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Il raid dell’accoltellatore. Recitava una preghiera islamica. Raggiunto da cinque proiettili

Un arabista incaricato di tradurre le parole del giovane, si tratta di una professione di fede. Colpito tre volte al torace, una alla spalla e una alla testa. Il cugino: "Non dovevano sparare"

Verucchio (Rimini), 4 gennaio 2025 – Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, l’accoltellatore egiziano che la notte di Capodanno ha seminato il panico a Villa Verucchio, è stato ucciso con cinque colpi di pistola. Cinque proiettili: uno lo ha raggiunto alla spalla destra, mentre gli altri quattro – quelli mortali – tra il torace e il capo. Il corpo del 23enne, che il 31 dicembre scorso ha ferito quattro persone prima di essere neutralizzato, presentava inoltre lividi compatibili con due proiettili di rimbalzo, che lo hanno raggiunto alle gambe: potrebbe trattarsi di due dei primi colpi di avvertimento, sparati a terra dal comandante della stazione dei carabinieri del paese in provincia di Rimini, il luogotenente Luciano Masini, ora indagato per eccesso colposo di legittima difesa.

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Il cugino dell’aggressore di Villa Verucchio: “Giustizia per Muhammad, non era un terrorista. Perché hanno sparato?”

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Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, egiziano, 23 anni, richiedente asilo in Italia. In mano stringe una misbaha, il rosario islamico. Ha usato un coltello da cucina per aggredire i passanti
Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, egiziano, 23 anni, richiedente asilo in Italia. In mano stringe una misbaha, il rosario islamico. Ha usato un coltello da cucina per aggredire i passanti

Sono questi i primi dati che emergono dall’autopsia disposta dalla Procura di Rimini sul corpo del richiedente asilo, arrivato in Italia nel 2022 e ospite di una cooperativa sociale nell’ambito di un progetto per l’inserimento lavorativo. I primi risultati andranno valutati adesso dal medico legale e dall’esperto balistico. Al momento il comandante Masini non ha subito provvedimenti disciplinari: è volontariamente in riposo dal servizio per qualche giorno. Le indagini sono svolte dal nucleo investigativo dei carabinieri di Rimini. Sulle frasi in arabo che il giovane avrebbe proferito mentre si avventava contro i carabinieri, al momento gli inquirenti si limitano a una nota ufficiale, diffusa ieri sera, che parla genericamente di una "professione di fede islamica". Per la traduzione, è stato interessato un arabista. Il video in mano agli inquirenti è quello di un cellulare di una persona presente in strada al momento dei fatti.

Due parenti del 23enne – lo zio e il cugino – abitano da anni in Italia. Ieri sono andati al consolato egiziano di Milano, per sbrigare le pratiche e fare i documenti per i funerali. "Vogliamo riportarlo a casa, dalla sua famiglia. I funerali di Muhammad saranno in Egitto". I famigliari hanno già preso contatti con l’avvocato riminese Alvaro Rinaldi, sia per la documentazione necessaria alle esequie, sia – soprattutto – per fare luce sulla vicenda. "Muhammad non doveva morire. Perché hanno sparato? Perché non hanno provato a fermarlo in un altro modo? È stato ammazzato ingiustamente. Chiederemo giustizia per lui" ha aggiunto il cugino Said.

Al momento non è stato possibile accertare se l’azione compiuta da Sitta abbia una matrice terroristica, né se il ragazzo avesse contatti con frange dell’estremismo religioso. Gli inquirenti hanno precisato ieri che "non sono emersi elementi che mettano in relazione il giovane ad ambienti radicalizzati, pur restando aperte tutte le ipotesi sulle cause del gesto che soltanto ulteriori approfondimenti, estesi anche alle condizioni psichiche del giovane, potranno chiarire". Sitta aveva con sé una copia tascabile del Corano e una misbaha (una collana di grani di preghiera musulmana). Tra gli oggetti sequestrati nella sua camera da letto anche un tappettino per la preghiera e un farmaco antipsicotico.