
Rimini, 12 febbraio 2024 – "Siamo pronti ad intasare le aule dei tribunali italiani, ma viste le gravi lacune legislative abbiamo preparato anche una proposta di legge che servirà non solo a regolamentare meglio la materia ma soprattutto a migliorare l’esperienza di chi utilizza correttamente questi strumenti". Giuliano Lanzetti, titolare del Bounty di Rimini, si unisce alla crociata contro i leoni da tastiera lanciata da Simone Angeli dei ristoranti ‘Chi burdlaz’ e ‘Il pesce innamorato’, il quale ha deciso di denunciare gli autori di recensioni diffamatorie, false o offensive pubblicate a danno dei suoi locali. Una situazione comune a tanti ristoratori, i quali molto spesso rinunciano ad intraprendere un’azione legale, spaventati dai possibili costi e dalla complessità delle procedure burocratiche.

Lanzetti si rivolge a loro e mettere a disposizione una piccola task force per tutelare gli imprenditori del food finiti nel tritacarne dei recensori. "Dietro ad ogni offesa - premette Lanzetti - ci sono famiglie, aziende, persone, collaboratori, che possono essere distrutte moralmente e psicologicamente da chi sembra non farsi scrupoli ad attaccare con le sue recensioni. Insultare, offendere e screditare in modo violento e aggressivo sui social o sui portali per recensioni è reato di diffamazione".
Per questo motivo, prosegue il titolare del Bounty, "insieme all’avvocato Paolo Righi abbiamo istituito un vero e proprio protocollo che tutela gli imprenditori colpiti da questo fenomeno". Attraverso Pienissimo (l’altra azienda di Lanzetti che si occupa di corsi di formazione per ristoratori) "offriremo un servizio di prima analisi di recensioni sospette. Senza alcun costo il ristoratore riceverà una prima valutazione per capire se esistono i presupposti per dare inizio a una azione legale in propria tutela. L’analisi dovrà essere repentina visto che un eventuale querela dovrà essere presentata non oltre tre mesi dalla data di pubblicazione della recensione". "Un altro grande beneficio - conclude Lanzetti - sarà proprio verso gli stessi recensori. Infatti oggi chi scrive liberamente ogni tipo di offesa si sente protetto dall’anonimato ma in realtà come già dimostrato da diverse sentenze spesso è costretto a dover pagare migliaia di euro tra spese legali e danni procurati. E’ nostro compito ribellarci in massa verso un sistema che da troppo tempo penalizza un’intera categoria mantenendo l’anonimato di persone che commettono un vero e proprio reato perseguibile penalmente".