VALERIO ROSA
il Carlino: 140 anni di storia

Massimo Silva: "I colori bianconeri, un’emozione unica"

Prima da calciatore e poi da allenatore ha vestito la maglia dell’Ascoli: "Quella salvezza da -14 fu un vero miracolo".

Il tecnico sulla panchina bianconera, dove ha vissuto stagioni ricche di soddisfazioni

Il tecnico sulla panchina bianconera, dove ha vissuto stagioni ricche di soddisfazioni

Al chiostro di San Francesco la redazione di Ascoli festeggerà i 140 anni del Resto del Carlino, e a livello calcistico nessuno come Massimo Silva rappresenta meglio il territorio piceno. Ex calciatore ed ex allenatore dell’Ascoli e della Sambenedettese, è riuscito farsi voler bene da tutti. Ora è reduce da una straordinaria salvezza conquistata in Serie D con il Notaresco, l’ennesimo ’miracolo sportivo’ della sua carriera.

Mister Silva, è stata una delle sue imprese più importanti?

"Questa volta non faccio il modesto. Sono arrivato con la squadra con il morale a terra e una classifica deficitaria. Le vittorie ottenute subito hanno dato tanta forza, unite a grandi prestazioni. Voglio quindi darmi questo merito di essere riuscito a creare un grande gruppo, coeso, che ha lottato fino alla fine e che spero di ritrovare".

Una bellissima carriera da calciatore e tante soddisfazioni da allenatore?

"Ho iniziato nelle giovanili dell’Inter e alle superiori a Milano il mio compagno di banco, marchigiano, mi diceva sempre: ’Ma perché non vai alla Del Duca Ascoli? È la squadra più forte delle Marche e faresti bene’. E io gli dicevo: ma perché proprio ad Ascoli? E invece qui sono venuto dopo essermi fatto le ossa al Rovereto e alla Cremonese. Poi sono passato alla Lazio di Chinaglia per qualche mese e nel novembre del 1972 sono venuto ad Ascoli, dove è iniziata la mia carriera e la storia dei bianconeri con la prima promozione in Serie A e gli anni di Rozzi e Mazzone. Mi sono innamorato di un’ascolana e mi sono sposato dopo un paio di anni, rimanendo qui per sempre. Una bellissima storia professionale e personale. Qui la gente mi vuole bene, tifa per un mio ritorno in panchina e per me è una grande gratificazione".

Da Ascoli il passaggio al Milan è stato un grande salto?

"Sono entrato nel calcio di alta classifica. Esperienza fantastica: gol in Coppa Uefa, Coppa Italia, gol nel derby e la mia maglietta nel museo di San Siro. Pensate che Battista Faraotti, quando ha visto la mia maglia numero 9 nel Museo del Milan, mi ha subito chiamato".

Da ex Ascoli alla Sambenedettese invece è stata dura?

"Devo dire che non mi hanno fischiato molto. Era una bella squadra, con mister Sonetti giocavamo un calcio più moderno e assieme a Cagni e Caccia abbiamo fatto bene. Poi sono tornato anche come allenatore ma è stato più complicato perché non sono venuti i risultati e sono andato via".

Da allenatore dell’Ascoli invece tantissime gioie?

"Decisamente di più. La Serie A con Marco Giampaolo, la B da solo in cui ho lanciato Zaza e Papa Waigo, giocatori di altissimo livello. Certo la salvezza ottenuta da -14 è il ricordo che porterò dietro per tutta la vita".

Valerio Rosa