CHIARA MASTRIA
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Case d’accoglienza nel segno di Mamma Nina

Grazie all’Agape aiutate madri con bambini e gestanti in difficoltà. Non solo ospitalità, ma protezione e opportunità per il futuro

Case d’accoglienza nel segno di Mamma Nina

Case d’accoglienza nel segno di Mamma Nina

Non un orfanotrofio ma una famiglia: con questa idea è nato il progetto fondato da quella che a Carpi tutti conoscono come Mamma Nina, che sapeva bene come la differenza stesse nel fare da madre e non solo da istitutrice alle bambine rimaste sole. Che nel dopo guerra, nel nostro territorio, rasentavano le 500. Era la fine degli anni ’30 del ‘900 quando Mamma Nina e le sue ‘figlie adottive’ andarono ad abitare in quella che oggi è la sede centrale dell’Ente del Terzo Settore che porta il suo nome, la Casa della Divina Provvidenza di via Matteotti 71. Per anni rifugio per bambine rimaste sole, è nel 2003 – in seguito alla donazione di un palazzo sempre su via Matteotti, al civico 91 – che avviene il cambio di passo sotto la guida di Mamma Teresa, che succedette alla fondatrice: la struttura diventa ufficialmente ‘Casa di accoglienza per mamme con bambini e gestanti in difficoltà’, per tutti Agape Mamma Nina. "Mamma Nina diceva sempre che non avrebbe voluto aiutare solo le bambine ma le mamme, così che potessero essere loro ad aiutare i loro figli – spiegano Giulia Pellacani e Rossella Piana, rispettivamente coordinatrici della Casa della Divina Provvidenza e delle case di Agape –. Lo abbiamo messo in pratica, creando una casa di accoglienza che è sempre piena". E una rete sempre più solida, sia in termini di strutture che di persone: oggi, oltre alla sede centrale, si contano tre case più un appartamento a Carpi e una casa a Modena. Una quinta abitazione è in fase di costruzione, sempre nel carpigiano. Quanto alle persone, al fianco di Giulia Pellacani e Rossella Piana, non si può non menzionare il consiglio di amministrazione con Don Massimo e le sorelle Anna, Marta Maria e Marta Francesca e – colonna portante dell’ETS – gli oltre 50 volontari che vorticano intorno alla struttura: da chi fa manutenzione del giardino a chi si occupa del doposcuola dei più piccoli, dalle sarte alle cuoche a chi copre i turni di vigilanza notturna. Le varie case accolgono mamme in difficoltà su invio dei servizi sociali, su segnalazione del giudice dei minori ma non solo: vengono portati anche codici rossi – nonostante la Casa di accoglienza non sia inserita nella rete dei centri antiviolenza – o persone in collaborazione con la protezione civile (come nel caso dei profughi ucraini). Oggi l’ETS ospita 35 mamme e 50 minori. Dietro la prima accoglienza c’è un progetto ben strutturato: "Accogliere, certamente, ma anche proteggere e promuovere attraverso il cambiamento e il miglioramento", spiegano Pellacani e Piana. Agape Mamma Nina può contare infatti su un’equipe formata da psicologi, pedagogisti ed educatori che lavorano perché questa esperienza non sia solo un rifugio di passaggio, ma si prolunghi e riesca a sostenere le donne che lo attraversano anche nel corso della loro vita all’esterno.

A questo proposito, quest’anno prenderà il via la terza edizione di un corso di formazione che permette alle mamme di imparare a muoversi nel mondo del lavoro sia in termini di diritti e doveri (tra le altre cose si studia la Costituzione) che dal punto di vista pratico, con formazione in ambiti come la salute (con corsi di primo soccorso), la cura delle persone, le pulizie, la cucina (in collaborazione con la scuola alberghiera Nazareno di Carpi). Una sinergia che ha già dato i suoi frutti: tre delle donne formate sono state assunte da un albergatore della Val di Fassa che non si è lasciato intimidire dai figli a carico: "Ci ha anzi raccontato che per lui è un valore aggiunto perché se le mamme hanno i figli accanto non si preoccupano di dover scappare via e lavorano con più tranquillità, portando avanti nei momenti tranquilli eventuali faccende in sospeso", raccontano le due.

E ancora laboratori didattici, formativi e mercatini solidali del riuso: la forza delle volontarie e dei volontari, oltre che la strada per mettere in ricircolo ciò che arriva dalle tante donazioni e non viene utilizzato (vestiti e giocattoli in primis). I mercatini – oltre che un’ulteriore strada per raggiungere e sostenere altre famiglie in difficoltà economica – sono anche l’occasione per aprire alla città le porte del giardino storico del palazzo Lugli Grisanti, sede della Casa della Divina Provvidenza (le prossime date saranno il 25 aprile, il 20 maggio e il 14 e 15 giugno).

Ciò che si raccoglie viene destinato a piccoli progetti come lezioni di nuoto, ripetizioni o una breve vacanza al mare. Molte delle mamme assistite, così come i loro figli, non l’hanno mai visto: "Non è così distante ma, senza possibilità, può diventare lontanissimo", conclude Pellacani.