Venezia, 16 novembre 2022 – Turismo in ripresa nel Veneto, alberghi già pieni al 70% per il ponte dell’Immacolata e pioggia di prenotazioni in arrivo per Capodanno. Si prospetta un buon inverno per il settore turistico veneto, dove si registra un trend positivo di richieste. A dirlo è l'Osservatorio federato della Regione, secondo il quale l'occupazione delle strutture raggiunge già il 70% per il ponte dell'8 dicembre e il 60% per San Silvestro. Ma Federalberghi Veneto invita a “cautela e prudenza” per l’aumento di utente e inflazione che potrebbero avere effetti negativi “sulla capacità di spesa non solo dei turisti sia italiani, ma anche stranieri".
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Schiavon: “Forte preoccupazione”
"I dati confermano un trend positivo della domanda, ma persiste una forte preoccupazione che l'aumento del costo delle utenze energetiche, unitamente all'incremento del costo del denaro attuato dalla Bce per cercare di contrastare il fenomeno della speculazione sulle materie prime e dell'inflazione, possa a breve avere anche effetti sulla propensione e sulla capacità di spesa non solo dei turisti sia italiani, ma anche stranieri", commenta il presidente di Federalberghi Veneto, Massimiliano Schiavon, che invita a "cautela e prudenza".
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In questa fase, "sarà importante monitorare attentamente gli effetti che le manovre attuate dalla politica monetaria avranno sull'economia reale e, in particolare, a quanto avverrà nei primi sei mesi del 2023 per capire se il trend sui tassi di occupazione rimarrà su questi valori, come tutti ci auguriamo, oppure assisteremo ad un progressivo ridimensionamento dei consumi e della spesa destinata ai viaggi che potrebbe nuovamente creare qualche preoccupazione al nostro settore", avverte Schiavon.
La proposta: detassare il lavoro
C'è poi la preoccupazione legata al capitale umano, per il quale è necessario "dotarsi di un modello manageriale nella gestione delle strutture che non è più una opzione ma una necessità". Insomma, conclude Schiavon, "ognuno dovrà fare la sua parte, noi ci impegneremo come sempre su questi temi e sulla crescita della cultura aziendale, mentre il Governo ci deve mettere del suo, detassando il costo del lavoro, diminuendo il cuneo fiscale e rendendo poi flessibile un contratto collettivo nazionale del lavoro pensato ormai per il secolo scorso e che poco si addice alle dinamiche attuali".