Venezia, a casa fino al settimo mese dal parto: mamma portalettere vince contro l’obbligo di rientro al lavoro

Il pronunciamento del giudice riconosce come gravoso il lavoro delle portalettere. La Cgil: “Una sentenza molto importante”

Una portalettere

Una portalettere

Venezia, 31 luglio 2023 – C’è la possibilità di stare a casa fino al settimo mese dopo il parto se il lavoro è gravoso come quello di una portalettere. É quanto ha stabilito il giudice del lavoro del Tribunale di Venezia che ha accolto il ricorso cautelare di una lavoratrice delle Poste, una portalettere della provincia del capoluogo veneto, che aveva chiesto di essere interdetta dal lavoro per il periodo che va dalla fine della maternità obbligatoria, al settimo mese dal parto. L'istanza inizialmente era stata rigettata dall'Ispettorato territoriale del Lavoro.

La Cgil: “Riconosciuto il lavoro gravoso per le portalettere”

"È stata la determinazione di una madre e la competenza dei nostri legali - dichiara Ciro Casonato, responsabile sicurezza Slc Cgil Venezia - a consentirci di raggiungere questo risultato. Ci stiamo battendo da oltre un anno per il riconoscimento della mansione di portalettere come lavoro gravoso e usurante, questa sentenza per noi è molto importante". Tra l'altro, "ci risulta - aggiunge Marco d'Auria, della Slc Cgil Veneto - che anche in Friuli e nelle Marche sono in corso istanze simili. Anche per questo attendiamo con fiducia la sentenza di merito, confidando che questo orientamento sia confermato per rendere universale, per ogni portalettere neomamma, da nord a sud, il diritto all'interdizione post partum, che consideriamo una tutela fondamentale".

Gli avvocati: “Un’importante vittoria”

Gli avvocati che hanno difeso la lavoratrice sono Marco Ferrero, Federico Pampaloni e Chiara Roverso, i quali concludono: "Abbiamo letto con soddisfazione la pronuncia del Tribunale di Venezia che ha accolto in via di urgenza il ricorso, ritenendolo tutt'altro che infondato nel merito e ravvisando, nelle mansioni da portalettere svolte dalla lavoratrice, diversi profili di rischio per la salute della madre e del figlio nei primi mesi di vita. Pur dovendo attendere la pronuncia definitiva nel merito, consideriamo questa un'importante vittoria".