Bologna, 11 settembre 2009 - ADDIO SPONDE per Di Vaio, sortite in area avversaria e ricami da trequartista: domenica arriva il Chievo e Bombardini rispolvera i ferri da terzino. Il problema (o il vantaggio, dipende dai punti di vista) è che ormai gli allenatori lo conoscono. E se ne approfittano. Tutta colpa di Arrigoni, che si fece venire la ‘malsana’ idea un’estate fa nel ritiro di Sestola: «Bomba, te la senti di fare il terzino?». Allora serviva, esattamente come serve oggi, riempire un buco d’organico. E Bombardini rispose obbedisco.
Nasce da lì la storia del Bomba tuttofare, del tappabuchi di lusso rossoblù, dell’uomo per tutti i ruoli e tutte le stagioni, del Travet della corsia sinistra, quello che diligentemente (e pazientemente) scende o sale all’occorrenza. Tu, allenatore, disponi, e lui esegue: quasi sempre bene. «Il nostro jolly», l’ha definito di recente Papadopulo. Che non ha fatto in tempo a vederlo in discreto spolvero come trequartista nei centottanta minuti di campionato con Fiorentina e Bari che adesso, alla prima emergenza (che promette di essere permanente, dal momento che il Bologna non dispone, Lanna a parte, di un terzino sinistro di ruolo), lo arretra di quaranta metri, ricollocandolo sulla linea dei difensori.

PER IL PAPA, una prima assoluta. Per il Bomba, invece, un film già visto molte volte nell’ultimo anno solare.
Riepilogo delle scene precedenti. Con Arrigoni: terzino, centrale di difesa e esterno di centrocampo. Con Mihajlovic: terzino, esterno d’attacco e rifinitore dietro le punte. Col primo Papadopulo (quello delle ultime sette partite dello scorso campionato): stampelle e tribuna, perchè quando il tecnico toscano fu chiamato al capezzale del Bologna Bombardini si era già fratturato il malleolo della caviglia.

ADESSO nuova stagione e nuovo Bombardini. Uno e bino, per il momento: in attesa di tornare a essere trino. Succede perché il Bomba è un po’ come il vino nella botte che invecchiando migliora, e che in ogni caso assume col tempo nuovi sapori. Ma succede anche perché il Bomba è una pasta di trentacinquenne, ulteriormente addolcito dalla recente paternità (Sofia ha appena quindici mesi). Uno che anche se per compagna ha una delle donne più belle d’Italia - Giorgia Palmas - sfugge allo stereotipo del calciatore viziato e del trequartista bizzoso ed egoista. Uno a cui puoi chiedere di fare una corsa in più per il compagno (vedi Bari), contando sul fatto che non te la negherà mai.

LA VERITÀ è che il mondo dorato del professionismo non lo ha mai cambiato. Invece che omologarsi nella ‘generazione Hollywood’ (la Milano notturna che abbaglia e fagocita tanti suoi colleghi), Bombardini ha mantenuto saldo il rapporto con le sue radici. Così, quando Giorgia e Sofia fanno tappa a Milano o Cagliari e lasciano deserto l’appartamento di Bologna, lui fa armi e bagagli e torna nella sua Imola, a casa di papà Paolo e mamma Doriana. Nel negozio di abbigliamento di cui è socio insieme a Bobo Vieri («Manila Grace») non si vede quasi mai: in compenso la sera lo trovi a giocare a carte al bar con gli amici di sempre.
Nella terra di confine tra Emilia e Romagna vanno forte ‘beccaccino’ e ‘scattino’. E tra una mano e l’altra va forte anche il Bomba, che non si perde un giro. Chi lo conosce bene sa che è proprio la semplicità il segreto della sua longevità. Semplicità e passione. «Pur di giocare nel Bologna farei anche il portiere», confessò un giorno. E qualcuno, in panchina, lo ha quasi preso in parola.