Stepchild adoption, Grossi al Csm: "Non volevo offendere il giudice Spadaro"

Il presidente della Consulta ha scritto al Consiglio superiore della magistratura dopo il polverone sollevato dalle sue dichiarazioni sul presidente del Tribunale per i minori

Giovanni Spadaro, il presidente del tribunale dei minorenni di Bologna (FotoSchicchi)

Giovanni Spadaro, il presidente del tribunale dei minorenni di Bologna (FotoSchicchi)

Bologna, 9 marzo 2016 - Il presidente della Consulta, Paolo Grossi ha scritto al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini per spiegare di non aver voluto offendere il presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna, Giuseppe Spadaro, quando durante una conferenza stampa parlò di un giudice che non sa fare il suo mestiere, riferendosi alla questione di legittimità sulla stepchild adoption. Questione sollevata nell'ambito del procedimento per il riconoscimento in Italia di una sentenza del tribunale americano che sancica l'adozione del figlio della compagna in una coppia omosessuale e composta da cittadine americane. Quell' espressione, per Grossi, era "priva intrinsecamente di qualsiasi valutazione offensiva".

A spingerlo a prendere carta e penna, il "rammarico" per le "reazioni polemiche" suscitate dalle sue parole, che avevano provocato anche lo "sconcerto" dello stesso magistrato bolognese e dunque la necessità di ricondurre quelle espressioni "sull’unico terreno che le legittima, che è quello eminentemente tecnico".

"L’accenno al mestiere del giudice - spiega il presidente della Consulta nella lettera di cui Legnini ha dato lettura all’apertura del plenum - era consequenziale al discorso immediatamente precedente" sulla "dichiarata e indubbia inammissibilità della questione sollevata" dal magistrato di Bologna. In questo contesto "cattivo mestiere significava, quindi, soltanto inadeguato uso delle ragioni e delle argomentazioni giuridiche esposte nell’ordinanza di remissione che, nella logica del giudizio incidentale, non possono che risultare decisive".

La lettera è stata accolta con "soddisfazione" al Csm, ma alcuni consiglieri hanno comunque espresso le loro riserve sull’accaduto. E se il vicepresidente Giovanni Legnini - che ha ringraziato Paolo Grossi per la lettera, ma ha anche parlato al telefono con il presidente del tribunale per i minorenni di Bologna - ha espresso l’auspicio che "la vicenda si possa ritenere chiusa", il togato di Magistratura Indipendente, Claudio Galoppi, ha manifestato la sua "forte preoccupazione" per "apprezzamenti che entrano nel merito di provvedimenti giurisdizionali e che rischiano di mettere in discussione l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione; un valore che soprattutto i rappresentanti delle istituzioni dovrebbero salvaguardare".

"Sollevare questioni di legittimità costituzionale rispetto a determinate norme è un’attività dei magistrati importantissima, che ha consentito al nostro sistema l’evoluzione della stessa giurisprudenza - ha osservato il togato di Area Piergiorgio Morosini - .Questo tipo di provvedimenti sono una grande risorsa che è importante non venga indebolita con critiche improprie e discussioni che possono metterne in forse la legittimità". Si è trattato di "una critica molto pesante, dopo l’emissione di un provvedimento giurisdizionale", ha osservato a sua volta il consigliere Aldo Morgigni (Autonomia&Indipendenza), esprimendo la sua insoddisfazione per la precisazione di Grossi e chiarendo che resta il problema dei "modi usati", che dovrebbero essere "rivisti".

Per il laico Renato Balduzzi con la lettera del presidente della Consulta l’incidente è chiuso, perchè Grossi ha evidenziato "il carattere tecnico" delle sue esternazioni e perchè dalla Consulta arriva "l’opportuna sollecitazione" ai giudici di merito "a prestare grande attenzione alla verifica dei presupposti" necessari per sollevare questioni di legittimità costituzionale.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro