Modena, 1 dicembre 2011 - Primo intervento di trapianto di cornea con cellule staminali eseguito al policlinico di Modena, tra i primi a livello europeo con una tecnica innovativa, frutto di una task force tutta emiliana: il 29 novembre scorso, l’equipe diretta dal prof. Gian Maria Cavallini, ha impiantato cellule staminali sulla cornea di un paziente sardo di 59 anni che nel 1992 - cioe’ 20 anni fa - aveva perso la vista nell’occhio sinistro a causa del contatto con acido solforico. 

Il tipo di lesione rendeva impossibile il trapianto di cornea tradizionale, perché la superficie della cornea lesionata - il cosiddetto panno cicatriziale - avrebbe provocato il rigetto della nuova cornea. Per questo motivo il paziente non era mai stato operato e ha deciso di sottoporsi volontariamente alla ‘sperimentazione’ modenese. Le cellule impiantate sono state coltivate con una tecnica inventata dal team di ricercatori del Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari “dell’Universita’ degli Studi di Modena e Reggio Emilia, interamente realizzato grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena. Quello realizzato a Modena e’ uno dei primi interventi di questo tipo in Europa dopo il blocco delle terapie avanzate imposto dalle nuove normative europee nel 2007 che equiparano le terapie cellulari a prodotti farmaceutici.

“Si tratta - spiega la prof.ssa Graziella Pellegrini, docente di Biologia dell’Universita’ degli Studi di Modena e Reggio Emilia e coordinatrice della terapia cellulare del centro di Medicina Rigenerativa - di trapiantare l’epitelio corneale coltivato in vitro partendo dalle cellule staminali estratte da una piccola biopsia dell’occhio del paziente stesso per trattare danni irreversibili della cornea incurabili con la sola tecnica di trapianto di cornea da donatore”. La sicurezza e la stabilita’ dell’intervento erano state dimostrate, in collaborazione col dott. Paolo Rama in un articolo pubblicato nel luglio 2010 dal New England Journal of Medicine, una delle piu’ prestigiose riviste di medicina del mondo. Il paziente sta bene e nei prossimi mesi sara’ possibile valutare se la coltura di cellule staminali abbia guarito completamente la superficie corneale. Per il recupero della funzione visiva, sara’ da valutare il coinvolgimento di altre strutture oculari per associare altre terapie che - in assenza di questo primo intervento - non sarebbero state sufficienti.

“Questa chirurgia - spiega il prof. Gian Maria Cavallini, Direttore della Struttura Complessa di Oculistica - apre in termini clinici la possibilita’ a quei pazienti che facilmente andavano incontro a fallimenti del trapianto di cornea di poter intraprendere un percorso terapeutico innovativo che potra’ garantire il ripristino della trasparenza corneale e della vista o una maggiore sicurezza di attecchimento della cornea trapiantata in caso di necessita’”.

L’intervento e’ durato circa un’ora e mezza ed e’ stato svolto in anestesia locale. Le cellule staminali impiegate, invece, sono state preparate dal team dello spin-off universitario Holostem Terapie Avanzate, una biotech a capitale misto pubblico e privato, votata alla produzione in Gmp, allo sviluppo e alla distribuzione sul territorio europeo dei prodotti per terapie avanzate sviluppati dalla ricerca universitaria. “Questo intervento - commenta Stefano Cencetti, Direttore generale del Policlinico - inaugura l’applicazione clinica di un percorso di studio e di ricerca intrapreso gia’ da alcuni anni dai ricercatori dell’Universita’ degli studi di Modena e Reggio Emilia, il Prof. De Luca e la Prof. ssa Pellegrini, sulla cura delle patologie della superficie oculare, in particolare della cornea, che, a causa di patologie o piu’ frequentemente a seguito di ustioni, puo’ perdere la sua caratteristica trasparenza determinando una perdita della vista. Lo sviluppo di terapie basate su cellule staminali - conclude Cencetti - costituisce il naturale sviluppo dell’attivita’ del Policlinico di Modena, ruolo privilegiato per l’applicazione clinica della ricerca, grazie alla presenza di strutture assistenziali di eccellenza e di un centro di medicina rigenerativa universitario di assoluta qualita’”.