Pesaro, 6 giugno 2013 - QUATTRO COLPI alla testa, uno al dorso. Uno dei colpi — come ha evidenziato l’autopsia svoltasi ieri all’ospedale di Pesaro, medico anatomopatologo Marco Valsecchi — è rimasto all’interno della scatola cranica di Andrea Ferri: sarebbe una conferma del fatto che si tratta di una pistola ‘‘da difesa’’, come la definiscono gli inquirenti, un’arma che difficilmente usano i killer professionisti.
Gli altri due colpi: uno a vuoto, un’altro contro il montante della Bmw. Arriveranno a giorni anche i carabinieri del Ris, per mettere mano sulla Bmw X6, il suv della vittima, straripante di tracce, usato dal killer per fuggire.

RESTA il fatto che lunedì notte, nella zona, pochi, quasi nessuno, anche dopo che erano arrivati carabinieri, pompieri e l’ambulanza a sirena spiegata, hanno messo fuori la testa per vedere cosa succedeva. La gente ha continuato a dormire. Un elemento, questo, che ha favorito la fuga del killer, miracolosamente sfuggito dopo aver sparato sette colpi di pistola senza che nessuno lo vedesse. Sempre che questo sia vero.

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