{{IMG_SX}}Rimini, 29 gennaio 2009 - E’ arrivato in punta di piedi e, sempre con grande discrezione, si è imposto a suon di eccellenti prestazioni come uno degli americani più forti che bazzicano la Legadue. E se i Crabs hanno cominciato a viaggiare con piglio spedito, al di là dell’innegabile impronta di coach Sacco, Phil Goss ci ha sicuramente messo del suo (18.8 punti per il 25enne play-guardia di Washington DC, con il 61.1% da due e il 42.3% nelle triple, senza dimenticare i 2.5 assist e i 4.2 recuperi, graduatoria quest’ultima che lo vede indiscusso leader).

 

"Credo di poter fare meglio, un po’ ovunque: rimbalzi, punti, gli stessi recuperi, vorrei migliorare pure lì", non si accontenta Goss, che non ha avuto alcun disagio ad ambientarsi in Italia. "Da quando sono lontano da casa, questo è il miglior campionato nel quale ho giocato – sostiene –. C’è grande equilibrio tra le squadre, ogni partita è dura. E questo mi piace". A inizio stagione sembrava potessero esserci dei problemi per una coesistenza tecnica con Scarone, ‘capo’ storico dei granchi: problemi risolti, oseremmo dire. "In avvio non c’era ancora la giusta ‘chimica’, era anche normale che fosse così – ribatte Goss –. Poi Sacco ci ha cambiato i ruoli, German play e io guardia, e le cose sono migliorate".

 

Un aspetto importante, nel gioco di Phil, è che riesce a ‘riempire’ il tabellino pur non essendo per nulla egoista. Se la squadra gira, lui se ne sta in disparte: quando la manovra si inceppa, eccolo ergersi a protagonista. "Preferisco che la partita venga da me, senza forzare nulla. In altre situazioni sono invece costretto a prendermi più responsabilità, è tutta una questione di ‘letture’. In ogni caso cerco sempre di fare la cosa più utile per la squadra", precisa Goss, che in Legadue è rimasto impressionato da Hatten, Bell e Dowdell ("Tutti giocatori che hanno 20 punti facili nelle mani"), mentre il sogno nel cassetto non riguarda la Nba. "No, non mi interessa. Piuttosto mi piacerebbe giocare in Eurolega con un ‘top team’, questo sì".

 

Ma cosa le manca di più degli States, della sua Washington? "La famiglia, la fidanzata. Tra pc e telefono ci sentiamo comunque tutti i giorni", rivela Goss, che ha accolto naturalmente con favore l’elezione di Barack Obama a presidente ("E’ un grosso cambiamento nella storia americana, mi aspetto un miglioramento per la nostra economia"). E come si immagina quando smetterà di giocare? "Ricco – ride – a rimirare in una stanza tutti i trofei conquistati. Mi vedo padre di famiglia ma ancora attivo nel basket, come coach oppure agente".