{{IMG_SX}}Ancona, 6 novembre 2008 - ‘Dalla pelle al cuore’. E dalle piazze ai palasport. Dopo i trionfi ‘en plein air’ della scorsa estate Antonello Venditti torna con la tranche invernale del suo ‘Dalla pelle al cuore’ tour, debuttando sabato 15 (ore 21) al PalaRossini di Ancona. Ad accoglierlo sarà il solito pubblico transgenerazionale desideroso di ascoltare classici vecchi e nuovi di un repertorio che spazia dai politicizzati anni ‘70 alla svolta sentimentale della fine degli anni ‘80.

 

Venditti, visto che più che la notizia del giorno è la notizia del secolo, cosa pensa della vittoria di Obama?
"Pazzesco. E’ il sogno che si fa realtà. Un conto è immaginarla una cosa del genere, e molti non osavano neppure pensarla, un conto è vederla realizzata. E’ un evento di portata epocale, e la dimostrazione che gli Stati Uniti sono un grande Paese. Ora vedremo cosa riuscirà a fare. Io temo moltissimo per la sua vita".

 

Per noi l’America è lontana, come cantava Dalla...
"Lo slogan era ‘Yes we can’. Obama e i suoi hanno dimostrato che non era solo uno slogan. Loro ci sono riusciti. Noi no. Da noi è impossibile sognare. Loro hanno fatto un investimento sul futuro. E noi? Basta vedere quello che succede nel mondo della scuola...".

 

Che ne pensa dei ragazzi che scendono in piazza?
"E’ strano. Dopo tanti anni di critiche ai giovani, tra discoteche e stragi del sabato sera, branco e video violenti girati col telefonino, ora che dimostrano pacificamente in piazza li si attacca. Eppure sono giovani che considerano la scuola un bene da custodire, per il loro futuro".

 

Niente a che fare con il 1968, o il 1977?
"Ogni periodo è diverso da un altro. Meno male che nel movimento attuale non c’è ombra del ‘68".

 

Parliamo del concerto. Sarà più ‘tranquillo’ rispetto alle piazze?
"No, sarà un concerto assolutamente rock, con un grande impatto sonoro. D’altronde ho una band eccezionale, capace di creare un sound meraviglioso. Ormai sono come una famiglia per me. Anche i momenti acustici saranno comunque fatti con le chitarre. Non sarà mai solo al pianoforte".

 

E’ tutto in scaletta o c’è spazio per qualche improvvisazione?
"C’è un canovaccio precisissimo, ma mi tengo sempre delle cose che, se mi gira, inserisco al volo. La maggior parte delle canzoni sono completamente diverse dagli originali. Pezzi come ‘Roma capoccia’, ‘Ci vorrebbe un amico’ e ‘Notte prima degli esami’ hanno degli arrangiamenti completamente nuovi. E’ una sorta di rilettura globale del mio repertorio".

 

Tra ‘Che fantastica storia è la vita’ e ‘Dalla pelle al cuore’ sono passati quattro anni. Dovremo aspettare tanto per il prossimo disco di inediti?
"Non è qualcosa di prevedibile. Anche perché è sempre più difficile proporre qualcosa di nuovo che sia all’altezza della situazione. Un nuovo disco è sempre una sfida".

 

Lei torna spesso nelle Marche. E’ un caso?
"Credo che sia una delle più belle regioni italiane. E’ una regione attiva, operosa. Sono contento di tornare".