
Cardinali, presidente Confindustria: "Le aree interne sono quelle più a rischio. Facciamo fronte comune"
di Marisa Colibazzi
ANCONA
Il presidente di Confindustria Marche, Roberto Cardinali, parte dal caso Beko e dai circa 1000 posti di lavoro a rischio tra Comunanza e Fabriano, per poi analizzare lo stato dell’economia marchigiana. "La situazione della Beko è indubbiamente preoccupante ed è un duro colpo per il nostro territorio, perché tocca un comparto industriale importante e le aree interne, che necessitano di maggior supporto per far fronte allo spopolamento e rilanciarsi dopo terremoti e pandemia. È prioritario tutelare le persone e le loro competenze per proteggere le tante famiglie coinvolte. Tutte le parti in campo devono dialogare per trovare soluzioni condivise e mitigare l’impatto sociale ed economico. Confindustria avrà la responsabilità di guardare al lungo periodo, lavorando con le istituzioni per rendere attrattivo il territorio per favorire investimenti e iniziative imprenditoriali, e per i giovani. È necessario far fronte unito, come lo è riuscire a creare nuove opportunità di sviluppo, soprattutto dove si rischia la desertificazione industriale. È un lavoro complesso che si fa insieme e nel tempo, si costruisce ogni giorno, con precise responsabilità".
Come vede la situazione economica regionale?
"Sul ring vince chi sostiene meglio i colpi, e su questo siamo campioni. I numeri fotografano un sistema capace di rialzarsi e rinnovarsi. La manifattura resta un pilastro della nostra economia per creazione di valore e occupazione. Quest’anno, la battuta d’arresto più evidente è per i beni di consumo. Il calo generalizzato dalla moda alla meccanica, si riflette anche sulle Marche. Abbiamo una manifattura eccellente da proteggere e sostenere e alcuni settori, alimentare e cantieristica navale, che continuano a dare numeri positivi".
Quali le prospettive?
"Un nostro sondaggio anticipava una chiusura d’anno più debole rispetto al primo semestre, anche se i dati più recenti sull’export mostrano lievi segnali incoraggianti. Ma le imprese continuano a investire su internazionalizzazione e nuovi prodotti: è un segnale che va sostenuto e che riscontriamo nell’elevata partecipazione ai bandi regionali".
Politiche industriali: si sta facendo abbastanza e nella giusta direzione?
"Si sta lavorando molto, ma dobbiamo e possiamo fare di più. Creiamo le condizioni per fare impresa e competere come sistema territoriale. Puntiamo sulle competenze. Stimoliamo le filiere in modo nuovo con medie e grandi imprese che fanno da traino, con aggregazioni e collaborazioni che valorizzino le competenze e rafforzino le più piccole. Puntiamo sul talento dei giovani per affrontare il passaggio generazionale. Investiamo in innovazione e diversificazione per crescere, trovare nuovi mercati e avere spalle più forti davanti alla nuova normalità di rapidi cambiamenti".