"È la festa dell’Ateneo e della città Indossate fieri la maglia Univpm"

L’entusiasmo del Rettore Gian Luca Gregori per le lauree in piazza: "Gli studenti ritrovano le relazioni"

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di Giacomo Giampieri

Magnifico Rettore Gian Luca Gregori: che senso ha, quest’anno più dei precedenti, ritornare in piazza per le lauree?

"Un senso di ripresa. La pandemia purtroppo ha avuto effetti tragici in termini di vite spezzate. Ma ha generato anche ricadute negative sulle studentesse e sugli studenti, che tuttavia sono riusciti a non interrompere il loro percorso di studio e oggi lo suggellano ricevendo le pergamene. Il senso di questa giornata è quello di ritrovare quelle relazioni proprie dell’Università, con gli altri, dirette. Che sono mancate. Ecco perché è una cerimonia di festa per le nostre laureate e i nostri laureati, ai quali ho chiesto di indossare con orgoglio la maglia dell’Univpm".

È anche un modo, però, per "celebrare" i traguardi raggiunti nell’anno accademico concluso dall’Univpm che si attesta tra le eccellenze assolute nazionali...

"Non lo dico io, lo dicono i numeri. L’Ateneo è secondo in Italia per dato di laureati occupati, terzo per la Terza Missione, dietro a Torino e Milano, ha sette dipartimenti di eccellenza su 12. Tra le Università del mondo censite e non censite, Univpm è costantemente nella fascia tra 600 e 800 e alcune discipline navigano stabilmente tra 150 e 200. Ma ci sono anche altri aspetti cui tengo molto".

Quali?

"Il grande lavoro d’intesa portato avanti con la Crui e l’Università della Pace, in questi tempi così difficili. Nonché l’attività volta al superamento delle diseguaglianze. Se penso a quelle economiche, abbiamo conferito 120 borse di studio e abbiamo istituito il fondo Carlo Urbani per gli studenti in condizioni di disagio complice l’emergenza sanitaria. Accanto è presente una no tax area sotto ai 25mila euro di Isee. E poi è decollato il Gender Equality Plan (Piano Gender), al fine di contrastare le disparità di genere nel mondo accademico e della ricerca e per raggiungere una vera condizione di equità all’interno dell’Ateneo".

In concreto, quali le prime strategie applicate?

"Premesso che lavoreremo per obiettivi, nell’ambito dell’agenda 2022-2025, si è cominciato dal monitoraggio dei docenti, dei ricercatori, del personale, donne e uomini, per avere una fotografia ben chiara della nostra struttura universitaria. Stesso discorso per studentesse e studenti. E in relazione ai dati definitivi che emergeranno, s’interverrà in cinque aree ritenute prioritarie. Prioritarie per una crescita totale dell’individuo".

Ci dica di più.

"L’Università pubblica è un fattore propulsivo socio-economico nei confronti della comunità. È da un lato un presidio di democrazia e dall’altro creatore di opportunità. Chi dice che in Italia ci sono troppi laureati, che poi rischiano di rimanere disoccupati, si sbaglia di grosso. I numeri ci dicono esattamente l’opposto. Ne abbiamo ancora "pochi", di laureati nella Penisola. Non possiamo permetterci che i nostri giovani non studino, né lavorino. La percentuale di essi (Neet), a livello italiano, è attorno al 25,1%. Nelle Marche va molto meglio, siamo al 18.5%, contro i numeri di alcune regioni la cui soglia si attesta al 40%. L’Università può colmare questo gap. Le famiglie ci assegnano il loro bene più prezioso che sono i figli. Noi, con passione e impegno, li facciamo crescere. La cerimonia delle lauree in piazza chiude un capitolo importante del percorso di vita di queste ragazze e questi ragazzi. Ed è una vera festa per tutta la città".