Ancona, 5 settembre 2023 – Filippo Zazzarini ora è vivo, ha 17 anni e sta bene. Ma il calvario che ha vissuto non tutti possono raccontarlo. È un adolescente come un altro, Filo, un pattinatore della Rinascita Ravenna, classe 2006, senigalliese. Una rinascita che, battute a parte, ha vissuto grazie a un trapianto di midollo 4 anni fa. Ai genitori, dopo la diagnosi di tumore (a dicembre 2017) i medici avevano dato qualche giorno di vita: "Signora, suo figlio potrebbe non arrivare alla Befana". Gli stessi camici bianchi che poi hanno salvato quel piccolo pattinatore che pedalava intubato nei reparti del Salesi "per non perdere il muscolo e tornare in pista".
Filippo, dov’è adesso?
"In Spagna. Domenica ho vinto la maratona di Madrid e ho conquistato il sesto posto in classifica generale".
Lei è stato fermo 3 anni…
"Guardi, in realtà, dentro di me, non ho mai smesso di pattinare. Però, sì, per 3 anni non ho potuto gareggiare. Ma in compenso questa è stata una stagione formidabile. Sono arrivato settimo alla Coppa Europa di pattinaggio e il 23 settembre vado a Berlino per una sorta di Mondiali". Quando scopre il pattinaggio? "Da bambino. Vengo da una famiglia di pattinatori, i miei genitori sono allenatori di terzo livello. Sono loro a prepararmi".
Prosegua…
"Mi innamoro del pattinaggio sul ghiaccio e i miei, con tantissimi sacrifici, mi accompagnano in Trentino per gli allenamenti. Era dispendioso e poi c’era la scuola. Praticamente, vivevo in macchina (scherza, ndr)".
A 11 anni vince la Trentino Cup. Poi, però, succede qualcosa…
"A dicembre 2017 riparto da Senigallia in direzione Collalbo per una delle tante gare. Al termine, non mi sentivo bene, avevo la febbre. Pensavo a un malanno di stagione".
E invece?
"Mi sento sempre peggio, il pediatra prescrive tachipirina e antibiotici, ma non fanno effetto. Faccio le analisi per capire se fosse polmonite o placche e invece scopriamo un’infezione. Mi trasferiscono d’urgenza alle malattie infettive del Salesi, ad Ancona, dove mi ricoverano. Il 29 dicembre passo all’oncoematologia pediatrica per iniziare cicli di chemio ad elevati dosaggi".
Di cosa si trattava?
"Linfoma non Hodgkin a grandi cellule alk-positivo".
Cosa ricorda?
"Poco, i primi tempi avevo le allucinazioni, a volte ero incosciente, ma non volevo perdere il muscolo sulle gambe. Mi sono fatto portare la mia bici in reparto, pedalavo 5 minuti al giorno, intubato. I 2 anni di medie li ho persi, il terzo c’era il covid. Giravo sempre con la mascherina".
Vada avanti…
"A giugno 2018 la malattia rimane, ma non dà più fastidio. Però sarebbe potuta tornare in qualsiasi momento. Così, mi consigliano una terapia sperimentale, infusioni di immunoglobuline ogni 21 giorni. Ad agosto, non avevo più paura degli aghi e mamma chiede di togliermi il catetere per farmi passare un compleanno decente. Intanto, si iniziava a parlare di trapianto di midollo".
È stato quello a salvarla?
"Sì e non era scontato. Il trapianto è invasivo, l’hanno fatto al Bambino Gesù di Roma".
Ha mai pensato di non farcela? "Di non sopravvivere no, perché non avevo consapevolezza della malattia. Però, ci sono state 3 volte in cui ho rischiato di morire. Con 8 cicli di chemio e 3 di radioterapia, mamma mi diceva che non sapeva se sarei arrivato al trapianto. Ma io, nella vita come nello sport, stringo i denti e vado avanti".
Tra pochi giorni torna in classe…
"Non mi ci faccia pensare (ride, ndr). Inizierò il quarto anno di turistico-sportivo al Panzini. Intanto, mi rilasso a Valencia".