
All’epoca dei fatti il piccolo aveva tre anni. Oggi ne ha 9 e vive in Romania
Da sei anni vede il figlio a singhiozzo perché la sua ex compagna lo ha portato in Romania senza più fare rientro in Italia. Un cambio di città senza il suo consenso e fatto, a quanto pare, anche con l’inganno. La lontananza è struggente per un padre, 53 anni, di Jesi, che dopo aver denunciato la donna per sottrazione e trattenimento di minore all’estero, ieri ha visto vincere la causa trattata dal tribunale dorico. La giudice Alessandra Alessandroni ha condannato la donna, 34 anni, romena, a due anni di reclusione e a due anni di sospensione della responsabilità genitoriale. La condizionale della pena è stata vincolata a risarcire di una provvisionale subito esecutiva di 10mila euro lo jesino e di mille euro l’associazione Penelope. Entrambi infatti si erano costituiti parte civile nel processo, l’uomo con l’avvocato Rino Bartera e l’associazione con l’avvocato Federica Guarrella. Se l’imputata, difesa dall’avvocato Mauro Paolinelli, non pagherà, non avrà la pena sospesa e quando e se la sentenza diventerà definitiva peserà sul suo carico penale.
Per l’ex compagno ieri è stata una prima vittoria anche se il figlio, che oggi ha 9 anni, è ancora trattenuto in Romania. Non ha limitazioni per vederlo ma la distanza è notevole e i loro incontri sono per poche volte l’anno. La lontananza dal padre è iniziata alla vigilia di Natale del 2018. L’uomo era tornato dopo un turno di lavoro a casa, non trovando più la sua compagna e nemmeno il figlio che all’epoca aveva 3 anni. C’era un biglietto sul tavolo con scritto "vado a casa da mio padre che non sta bene". Una scusa, stando alle accuse, solo per allontanarsi e non fare più rientro in Italia. La donna infatti non è più tornata a Jesi, se non per presenziare al processo. Il 53enne è stato sentito in una udienza scorsa dove aveva sostenuto che gli veniva negata la possibilità di fare il genitore.
"La mia compagna è andata via con l’inganno – aveva sostenuto il padre del bambino ascoltato in aula – organizzando tutto. Ora lo vedo pochissimo, solo se vado in Romania e alle condizioni che dice lei". L’imputata è tornata in Italia solo per seguire alcune udienze ed era in aula quando il suo compagno ha testimoniato a febbraio scorso. In Romania, ostile alle richieste italiane, ha chiesto l’affido esclusivo del figlio. Stando alla sua versione dei fatti sarebbe fuggita da una relazione violenta, portandosi dietro anche il figlio per tutelarlo. Una tesi sempre respinta dalla vittima che a Jesi gode di ottima stima. Anche la nonna paterna è stata sentita nel processo e aveva sostenuto che erano una famiglia unita, portava lei il piccolo all’asilo perché i genitori lavoravano. "E’ stato un dolore grosso non vederlo più" aveva detto.
Marina Verdenelli