Le indagini dei carabinieri. In dieci già identificati, ma altri sono a rischio. La verità dentro ai video

Si sta chiudendo il cerchio attorno ai protagonisti della violenta scazzottata in pieno centro ad Ancona. La Procura indaga sia sui minorenni che sugli adulti: si valutano i comportamenti

Ancona, 14 aprile 2024 – Dieci identificati, dieci potenzialmente a rischio d’indagine. Ognuno con la sua specificità. La montagna di video a disposizione dei carabinieri del comando provinciale di Ancona, stavolta non ha partorito un topolino. Anzi, probabilmente l’esito sarà di quelli destinati a far rumore. Ma bisogna prima capire come hanno agito gli attori della furibonda rissa di oltre una settimana fa in pieno centro, tra via Benincasa e corso Mazzini. Chi ha iniziato, cosa hanno fatto singolarmente, perché è scattata la scintilla. Insomma: tutti, dai minorenni agli adulti, rischiano di essere indagati. La fase di identificazione è terminata. Nessuna denuncia ai carabinieri. La prossima settimana i primi provvedimenti. Il capo d’imputazione ipotizzato dalle due Procure (quella ordinaria per gli adulti e quella dei minori per gli under 18) è rissa aggravata. Da cosa? Futili motivi. Non ci sono questioni di droga o altro dietro la scazzottata che ha allarmato gli anconetani. C’è una rissa, spiacevole e brutta a vedersi. Anche perché scoppiata all’ora in cui il centro era pieno di gente che passeggiava in serenità. Chi passava dalle parti di corso Mazzini quel venerdì pomeriggio si è trovata davanti agli occhi una scena difficilmente ripetibile.

Tutto è nato da una scaramuccia ai tavolini del locale "L’arte della pizza"
Tutto è nato da una scaramuccia ai tavolini del locale "L’arte della pizza"

Tutto sarebbe nato da una scaramuccia ai tavolini del locale "L’arte della pizza": un gruppetto di ragazzi di origine maghrebina e sudamericana, quattro o cinque in tutto, per colpa di qualche bicchiere di troppo stava infastidendo i clienti della pizzeria e i passanti. Il pizzaiolo di origine nordafricana è uscito dal locale in cui lavora, in via Benincasa, e ha chiesto al gruppetto di smetterla di dar fastidio. L’alcol è stato probabilmente determinante. Tanto che la risposta è stata eccessivamente violenta. Pizzaiolo aggredito e inizio di rissa. Allargata ben presto al cuoco di "Rosa" che è corso fuori a dare man forte all’amico piazzaiolo. Poi in corso Mazzini è arrivato anche uno dei titolari di Rosa, Fabrizio Boari, che proprio al Carlino, quella sera rilasciò le prime dichiarazioni: "Li avevo notati già dal primo pomeriggio, si erano piazzati di fronte al mio locale – disse Boari – Non ho mai visto nulla di simile, una violenza inaudita. In quel momento, abbiamo pensato solo a salvare la pelle, altroché. Ho sentito delle urla e mi sono precipitato fuori. Tutto è iniziato perché quel gruppo di ragazzi, piccoli ma ben piazzati e palestrati, hanno rotto una delle tante bottiglie che avevano con sé. In terra, c’erano i vetri. E via via che la gente passava, la infastidivano, fischiavano e spintonavano le persone, erano ubriachi – e forse non solo quello. Ogni volta che qualcuno tentava di riportare la calma, ti prendevano di mira, ti picchiavano e ti buttavano a terra". Il ragazzo sarebbe finito in ospedale dopo aver preso delle sediate sul collo. Sono volate sedie e tavolini. "Ho cercato di placare gli animi, ma sono stato spintonato – commenta Boari – Me la sono cavata con qualche escoriazione". E’ intervenuto per placare gli animi: rischia anche lui.