Le inquietanti similitudini dei due omicidi

Marina

Verdenelli

Tutti e due colpiti alla testa, più volte e uccisi. Maria Bruna Brutti con una pistola da soft-air, Fausto Baldoni con una lampada da camera. Anche il trauma dello sfratto accomuna le due sorelle Galea, Consuelo e Alessandra. Gemelle, unite da una stessa sorte, l’omicidio. La prima quello della madre, Maria Bruna Brutti, 76 anni, nove anni fa, sempre a Fabriano, in una villetta di via Broganelli, che dista appena un chilometro dall’abitazione del secondo, in via Castelli. Consuelo la uccise d’estate, era il 25 luglio del 2014, venendo poi prosciolta per tre gradi di giudizio per vizio di mente. Da Bologna era tornata dopo uno sfratto. Uccisa la madre si era cambiata di abito prima di lasciare l’abitazione, lasciando i vestiti sporchi di sangue ancora in casa. In casa erano liti continue per i soldi. Quando i sospetti ricaddero su di lei aveva provato a negare il delitto, aveva detto di aver trovato la madre già morta.

Alessandra invece ha colpito il suo convivente Baldoni con una lampada, sempre alla testa. Si parla di più colpi per questo la Procura ha disposto subito il fermo per omicidio volontario, proprio come era stato chiesto per la gemella nove anni prima. Non ha creduto ad un tentativo di difesa che la donna avrebbe spiegato in caserma, prima di essere portata in carcere. Dopo il delitto è tornata nell’abitazione, come la sorella, facendo finta di nulla, meravigliandosi anche quando i fratelli di Baldoni, sotto casa, mentre piangevano il compianto Fausto, le hanno detto che era morto. Dopo averlo colpito è stata fuori tutto il giorno. Anche lei sfratta da casa aveva trovato un appoggio da Baldoni che sabato sera avrebbe detto di conoscere appena. Bugie? Alterazione della realtà? Disturbi di mente come la sorella? Schizzofrenia mai riconosciuta? E’ presto per trarre conclusioni ma il delitto di Fabriano di sabato suona tanto come un dèjà vu a nove anni di distanza. Resta da chiedersi: poteva essere evitato?