ANDREA MASSARO
Cronaca

Longarini Ancona, lo Stato si riprende i soldi

Sentenza della Corte d’Appello: scongelati 800 milioni pignorati dal costruttore

Edoardo Longarini fu anche patron dell’Ancona Calcio

Ancona, 29 agosto 2019 - Lo stato si riprende i soldi pignorati da Edoardo Longarini, il costruttore anconetano protagonista di un’epoca fatta soprattutto di colpi di scena. A dare una mano alle casse pubbliche è una sentenza (la numero 5143 del 26 luglio scorso) con cui la Corte d’Appello di Roma ha dato ragione alla Avvocatura dello Stato, che agiva per conto del ministero delle Infrastrutture contro l’imprenditore. La sentenza, riporta una nota diramata dallo stesso ministero, consente così di recuperare al bilancio dello Stato circa 800 milioni in precedenza pignorati dall’imprenditore in forza di lodi arbitrali che ora vengono riconosciuti come nulli. Un sospiro di sollievo non da poco, perchè gli 821 milioni (per la precisione) che erano congelati nella tesoreria della Banca d’Italia, in realtà erano solo un acconto a garanzia di Edoaredo Longarini. L’ammontare superava il miliardo di euro. Per il Ministero si era aperto lo spettro del baratro. Incredibilmente partito dai famosi appalti di Ancona di cui Longarini è stato il protagonista assoluto. Già nel 2016 la guardia di finanza aveva bloccato il contenzioso da 821 milioni tra Edoardo Longarini e lo Stato. Era stato il nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, su delega della Procura, ad averacquisito le carte relative alla controversia legale.

Il maxirisarcimento rappresenta un acconto della cifra record di 1,9 miliardi (tra risarcimento, interessi e spese legali) che Longarini ha sempre rivendicato per la revoca della concessione del Piano di ricostruzione di Ancona. La somma era stata riconosciuta a Longarini nel 2005 da un lodo arbitrale che aveva quantificato il danno accertato dalla Corte d’appello di Roma.

Il Mit (ministero delle Infrastrutture e dei trasporti), rappresentato dall’Avvocatura generale dello Stato, aveva tentato già in passato di bloccare l’assegno, conscio delle gravi conseguenze che un’eventuale decisione negativa da parte dei giudici avrebbe potuto portare. Ma i giudici avevano dichiarato il ricorso inammissibile a causa di una formalità: era stato presentato 48 ore prima dell’entrata in vigore di una legge che avrebbe consentito il suo accoglimento. Longarini non era stato a guardare e aveva notificato al ministero un pignoramento da quasi 1,9 miliardi, costringendo la Banca d’Italia ad accantonare 821 milioni a parziale garanzia. La Corte d’appello chiamata a dare esecuzione alla sentenza e quindi a decidere se liquidare o meno la somma pignorata, oltre a respingere l’impugnativa del lodo arbitrale, ha anche rigettato la richiesta di considerare il denaro alla stregua di una cauzione.

Ora la sentenza con cui il danaro bloccato è stato messo nuovamente a disposizione dello Stato. Ma sarà davvero l’ultima, strabiliante piroetta?