CLAUDIO DESIDERI
Cronaca

Mosciolando col punto interrogativo: "Si deve capire che non ci sono"

Per la prima volta in 19 anni l’iniziativa tra Ancona e Portonovo sarà senza il mitile selvatico a cui è dedicata "Quest’anno è importante che il consumo sia consapevole e che non se ne peschi più di tre chili".

Mosciolando col punto interrogativo: "Si deve capire che non ci sono"

Dopo diciannove anni, dalla sua prima edizione, Mosciolando 2024 si terrà per la prima volta senza moscioli. Un segnale forte che la Condotta Slow Food di Ancona e Conero lancia per evidenziare, come sta facendo da circa un anno, la difficile situazione in cui si trova il mosciolo selvatico di Portonovo. Il titolo della manifestazione più attesa nella baia sarà, infatti, "Mosciolando?". Una edizione straordinaria dove il punto interrogativo sottolinea la volontà di Slow Food di porre l’attenzione sulla accentuata tendenza alla diminuzione del pescato del prezioso mitilo, oggetto oggi di un attento esame da parte di tutte le istituzioni interessate e che dalla primavera siedono attorno ad un tavolo tecnico voluto dal sindaco Silvetti proprio per comprendere cosa sta succedendo e in che modo agire.

L’evento (ad Ancona e a Portonovo dal 21 al 22 giugno) è stato presentato ieri a Portonovo presso il ristorante Emilia. "Vogliamo incentrare l’attenzione sul fatto che di moscioli ce ne sono pochi – ha detto Roberto Rubegni, fiduciario della Condotta – C’è tanto seme ma non sappiamo se resterà attaccato allo scoglio. Il compito di SF è proprio quello di sensibilizzare sul problema perché siamo noi che abbiamo istituito il presidio e vogliamo tutelarlo". Rubegni ha poi invitato tutti ad un consumo consapevole, non prenderne più di tre chili. "La Cooperativa vive di questo prodotto – ha proseguito – non è un gioco sulla pelle delle persone. Ma è chiaro che la risorsa sta soffrendo moltissimo. Noi sosteniamo la Cooperativa e ci raccomandiamo che cittadini e ristoratori abbiano cognizione di cosa sta accadendo. Fondamentale in questa fase sarà un attento controllo da parte delle autorità sulle attività commerciali affinché sia chiara la vendita tra il mosciolo selvatico e la cozza allevata".

Marcello Nicolini, presidente del Consorzio la Baia, è intervenuto per sottolineare che "c’è una economia da salvare, persone che lavorano con questa pesca e famiglie dietro di loro. E’ ovvio che la natura va ascoltata e protetta ma dobbiamo anche pensare a come va salvata un’azienda che lavora da tanti anni e ha portato questo lavoro a questo tipo di livello. Se necessario fermare la pesca si deve pensare ad un contributo che sostenga il fermo delle aziende". Presente alla conferenza stampa anche Federica Rubini del ristorante Emilia che ha tenuto a precisare: "Anche i ristoranti possono fare la loro parte servendo per alcuni piatti il mosciolo e per altri l’allevato. Anche questo potrebbe aiutare a ridurre il consumo. Noi da sempre specifichiamo nei nostri menu quando serviamo un tipo o l’altro. Fondamentale è che il cliente lo sappia con certezza".

Presente anche il pescatore della Cooperativa Massimo Mengarelli: "Se chiudessimo la pesca troveremmo gli scogli bianchi. Se li prelevi un po’ li salvi altrimenti li perdi tutti. Nel senso che di seme e di medi ce ne sono tanti e se non li diradi questi crescono uno sull’altro e alla prima mareggiata vengono portati via. Invece con il prelievo a chiazze si dà la possibilità ai moscioli di espandersi, crescere e rafforzarsi. Il vero problema è l’acqua troppo calda che non consente il rafforzamento del bisso che lega il mosciolo allo scoglio. Abbiano notato che dove lo scorso anno non abbiamo pescato quest’anno non ci sono".