GIACOMO GIAMPIERI
Cronaca

Petrucci a Torrette: "Operare i campioni?. Come tutti i pazienti. E non voglio i teatrini"

Il dottor Francesco De Feudis racconta l’intervento sul pilota di moto "E’ stato un grande lavoro di squadra, la situazione era complicata. Abbiamo dovuto anche allontanare i curiosi, serve concentrazione".

Petrucci a Torrette: "Operare i campioni?. Come tutti i pazienti. E non voglio i teatrini"

Petrucci a Torrette: "Operare i campioni?. Come tutti i pazienti. E non voglio i teatrini"

Un grande lavoro di squadra. Quello che permetterà al pilota Danilo Petrucci di recuperare dopo il grave incidente di giovedì. Trasferito di corsa al pronto soccorso dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, l’atleta è stato preso in carico dall’equipe di Chirurgia Maxillo-facciale diretta dal dottor Paolo Balercia. L’intervento chirurgico è stato eseguito dal dirigente medico Francesco De Feudis, in collaborazione dal dirigente medico Carmine Racano, dal medico specializzando Giulio Cirignaco e dall’anestesista Marco Antognini.

Dottor De Feudis, quando ha saputo che sarebbe arrivato Petrucci da voi?

"Praticamente subito, nel pomeriggio di giovedì. È arrivato intorno alle 18 e sono stato chiamato in pronto soccorso per valutare il paziente. E le condizioni hanno determinato un intervento in regime di urgenza che è poi iniziato alle 19.30".

Come l’ha trovato?

"Era fasciato e presentava una brutta frattura che coinvolgeva la mandibola in tutto lo spessore, ma anche la situazione dei tessuti molli presentava criticità. In gergo medico diremmo ‘sguantamento’ (quando la pelle sul mento è strappata dalla mandibola, ndr). Si vedeva l’osso. E c’era anche un’ulteriore ferita all’interno del cavo orale, dunque l’esposizione dell’osso (all’ambiente esterno e nella bocca) era doppia. Inoltre erano esposti i nervi mentoniero e il marginalis mandibulae. E in questi casi si può correre il rischio di paralisi facciale".

Insomma, parliamo di un’operazione tanto complessa quanto delicata...

"Pensi solo che, normalmente, l’intervento chirurgico per le fratture di mandibola, con paziente addormentato, vengono effettuate da dentro la bocca. Per non fare altri tagli, abbiamo utilizzato la stessa ferita per trattare la frattura. Abbiamo usato uno stimolatore nervino e, in primis, operato a protezione dei due nervi che sono rimasti integri e perfettamente funzionanti, senza deficit. Poi abbiamo ridotto le fratture, ricercando anche l’occlusione dentale del paziente persa a causa del trauma che aveva determinato la scomposizione dei frammenti ossei. Dunque abbiamo applicato placche e viti in titanio per stabilizzare le fratture. L’ultimo passaggio, abbiamo suturato e ricoperto i tessuti".

Petrucci che le ha detto?

"Prima dell’anestesia l’ho incontrato e gli ho fatto vedere la ferita. Era cosciente e abbiamo parlato anche dell’intervento che avrebbe affrontato di lì a poco. Non potevamo rimandare all’indomani, visto il rischio di contaminazione con l’osso mandibolare esposto in due punti. Lui è stato molto gentile e cortese. All’inizio mi ha dato del tu, poi si è scusato e mi ha dato del lei. E io gli ho detto: ‘Tranquillo, non bado alla forma’".

Che effetto le fa trattare pazienti così speciali?

"Beh, è molto soggettivo. Io, onestamente, l’ho trattato come tutti i pazienti. È il mio lavoro e m’interessa che possa recuperare il prima possibile. Certo è che avere un pilota di quel calibro sotto le mani fa sentire ancora di più la responsabilità. Piuttosto si era creato un capannello di curiosi quando si è sparsa la notizia. Gente che si affacciava, poi allontanata dal personale preposto. C’è bisogno di estrema concentrazione, non di teatri anatomici".

Quanto è durato l’intervento? "Circa due ore. Ed è perfettamente riuscito grazie ad un bel lavoro di squadra di un’equipe che si è prestata, si è fatta trovare pronta ed ha organizzato il tutto in pochi minuti".