
La dottoressa Cristiana Pavan nella task force del soccorso Alpino a Bergamo
C’è anche la dottoressa anconetana Cristiana Pavan, medico anestesista e rianimatore, impegnata nella task force di professionisti del Soccorso alpino e speleologico che sta cercando di estrarre dall’Abisso Bueno Fonteno, nel territorio della provincia di Bergamo, la giovane speleologa Ottavia Piana, rimasta infortunata a circa quattro chilometri dall’ingresso della grotta. Con lei altri quattro tecnici marchigiani del Corpo nazionale, che sono accorsi in aiuto ai Nuclei provenienti soprattutto dal nord e dal centro Italia. Le operazioni di soccorso, infatti, si stanno rivelando particolarmente complesse, a partire da quel maledetto incidente nella serata tra sabato e domenica. Una volta raggiunta dai professionisti, domenica intorno alle 13.30 l’infortunata era stata portata in un punto all’interno della grotta, dov’era stato allestito un campo base riscaldato. Alle 18, invece, erano iniziate le attività di disostruzione del tratto più stretto nel quale la barella, per mano dei soccorritori, ha iniziato a muoversi poco dopo. Tratto più stretto che, alle 8 di ieri mattina, non era stato ancora superato del tutto dalla barella e dai soccorritori. Una volta superato quello snodo, fino all’uscita seguirà un lungo tragitto, parimenti impervio ma più lineare. Un lungo tragitto di risalita dal cuore della montagna. La donna è parsa sempre vigile e collaborativa, nonostante le possibili fratture riportate e i traumi. Nell’arco della giornata di ieri, si sono alternate numerose squadre del Soccorso alpino e speleologico nell’Abisso Bueno Fonteno per fronteggiare le insidie di quei meandri e cunicoli. E con loro, naturalmente, anche il personale sanitario che ha seguito passo passo le condizioni della speleologa Ottavia Piana. Tra quei medici, angeli, anche la dottoressa Pavan. Già balzata agli onori delle cronache un anno fa, quando partecipò al clamoroso recupero dello speleologo statunitense Mark Dickey, che rimase intrappolato in una grotta della Turchia, a quasi mille metri di profondità, per una settimana. E non solo quello. Si ricorderà pure il salvataggio di uno speleologo in Friuli (2018). Si tratta, dunque, di un medico particolarmente esperto, che non teme affatto di doversi calare nelle viscere della terra.