Gaffe e smentite, Biden nel ciclone. "Meglio che non parli in pubblico"

La stampa Usa: "Dà l’idea di un Paese inaffidabile". E lo staff della Casa Bianca si affanna a correggere le uscite del presidente

WASHINGTON - Il presidente dovrebbe evitare di parlare in pubblico. Chi lo dice? Il predecessore di Joe Biden, lo sconfitto e mai rassegnato Donald Trump? No. Questo è il titolo del commento del Wall Street Journal, il più autorevole e venduto giornale americano. "Se proprio deve far sapere come la pensa si affidi alle e-mail", raccomanda James Freeman, il columnist. Almeno sulle questioni importanti. E oggi che cosa c’è di più importante della nuova guerra fredda che rischia di diventare calda e nucleare? Prioritario, anzi vitale è misurare le parole. "Le parole di un presidente contano" usava ripetere Biden quando era il vice di Barack Obama. Contano, nel senso che possono influire sul corso degli eventi, soprattutto in politica estera la cui essenza sono le forme, i segnali prima e più della stessa sostanza.

Bene, anzi male. Durante il viaggio europeo, a Bruxelles e poi a Varsavia, Joe Biden sembra avere disatteso la sua stessa raccomandazione. Non una sorpresa, considerando che Obama non aveva grande considerazione della sua memoria e ancor meno della sua lucidità, quando agli intimi ripeteva " Don’t underestimate Joe’s ability to... things up " (non sottovalutate l’abilità di Biden di rovinare ogni cosa). Nell’arco di 48 ore ha detto tre cose e per tre volte i suoi consiglieri si sono precipitati a correggerlo. Una prima volta a proposito del ricorso (ipotetico) di Putin alle armi chimiche nella guerra in Ucraina. La risposta è stata: risponderemo alla stessa maniera. No – ha precisato il suo consigliere Jake Sullivan – "gli Stati Uniti non useranno mai armi chimiche in ogni circostanza. Punto". La seconda volta a proposito del " first nuclear strike ". È la dottrina dei tempi della guerra fredda: minacciare l’uso di armi nucleari "come deterrente". Non è in discussione, ha detto il segretario di Stato Antony Blinken. Il quale è intervenuto in termini ancora più chiari a proposito di una terza dichiarazione del suo presidente.Nel suo ultimo discorso a Varsavia Biden si è lasciato prendere dalla retorica e ha proclamato: "In nome di Dio quest’uomo non può restare al potere". Quest’uomo ovviamente è Vladimir Putin da lui definito un "macellaio" e precedentemente un "criminale di guerra". Pochi in Occidente dubitano che non lo sia.

Allarme nelle cancellerie europee. Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che lui la parola macellaio non l’avrebbe usata. "È opportuno non alimentare una escalation di parole e azioni". Il suo timore e il timore dell’intera Europa è che un dittatore con le spalle al muro, in possesso di cinque mila testate nucleari, prenda decisioni catastrofiche. Oggi o domani Macron chiamerà Putin. E intanto il Cremlino osa dare una lezione di democrazia alla più antica democrazia del mondo: "Non sta agli Usa decidere chi governa sulle rive della Moscova". Immediata la correzione di Blinken da Israele, dove si trovava in visita, e di Sullivan sull’aereo presidenziale nel volo di ritorno: il presidente "voleva dire che Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in un’aggressione contro l’Ucraina o chiunque altro". In altre parole – nota ancora il Wall Street Journal – Biden non voleva dire quel che ha detto. E se così è – nota l’analista Bruce Tammy – dobbiamo chiederci quale affidabilità possa darci una persona che scambia la retorica per leadership e che aggiunge frasi "irresponsabili" ai testi preparati dai suoi speechwriters. L’affidabilità dell’attuale presidente è nei sondaggi al minimo storico. Solo il 21 per cento approva il suo operato nella crisi ucraina, ancora meno di quanti in agosto approvarono la sua fuga notturna dall’Afghanistan lasciando in mani talebane 85 miliardi di dollari di armi, aerei, elicotteri e banconote.

Anche il New York Times e il Washington Post parlano delle smentite arrivate dall’entourage del presidente. Feroce il New York Post: "...la pizza con i paracadutisti della 82 esima Airborne Division, i bambini in braccio, le pacche sulle spalle dei partners atlantici non bastano a dare un’impressione di fiducia nella potenza guida dell’Occidente". Parodiando Giulio Cesare – è la conclusione – Biden "venne, vide, si perse". (cesaredecarlo@cs.com)