Canada, il caldo a 50 gradi fa 700 morti. Emergenza incendi, l'esercito evacua le città

I roghi sono almeno 143. Colpita in particolare la Columbia Britannica. Le temperature sono scese sulle coste del Canada, ma restano alte nelle zone interne

Un'immagine dal satellite della Nasa mostra gli incendi in Canada (Ansa)

Un'immagine dal satellite della Nasa mostra gli incendi in Canada (Ansa)

Roma, 3 luglio 2021 - Un dramma senza fine in Canada, da giorni nella morsa del caldo record (fino a 50 gradi) e degli incendi, segni tangibili di un clima ormai impazzitoLe autorità sanitarie della Columbia Britannica, provincia dove sono attivi almeno 143 roghi, hanno stimato che l'ondata rovente ha "probabilmente" causato la morte improvvisa di 719 persone nell'ultima settimana. Si tratta di un numero "tre volte superiore" rispetto a quello medio per questo periodo dell'anno, hanno aggiunto i medici canadesi. "Molti di questi decessi hanno riguardato persone anziane che vivevano da sole con una ventilazione al minimo", ha precisato Lisa Lapointe, funzionaria governativa che sta conducendo un'indagine. Le temperature sono scese sulle coste del Canada, ma restano alte nelle zone interne.

Evacuazioni con aerei militari

Intanto Ottawa ha deciso di inviare aerei militari per evacuare le città e combattere i roghi. Il primo ministro Justin Trudeau ha annunciato che convocherà una task force per affrontare l'emergenza e ha parlato con il premier della Columbia Britannica, nonché con i sindaci locali e i capi indigeni delle comunità minacciate. Elicotteri e aerei da trasporto Hercules sarano inviati per portare via circa 1.000 persone in fuga dagli incendi. Mercoledì sera, un incendio ha completamente distrutto il villaggio di Lytton, la località 260 km a nord est di Vancouver dove si era appena registrato il picco massimo di calore della storia del Canada, ben 49,6 gradi. I 250 abitanti sono dovuti fuggire in tutta fretta senza nemmeno poter prendere con sé le loro cose.

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Iraq, più di 50 gradi e black out

Situazione difficile anche, dall'altra parte del mondo, in Iraq. Nel Paese il caldo è abituale, ma i livelli raggiunti quest'anno sono critici. Il tutto complicato da una crisi energetica. Temperature a oltre 50 gradi e nessuna possibilità di rinfrescarsi con condizionatori o ventilatori e con gli alimenti che rischiano di marcire nei frigoriferi spenti. Questa la situazione di milioni di iracheni, che hanno visto le forniture elettriche in gran parte sospese a partire dalla notte scorsa. Le diverse autorità si rimpallano le responsabilità di questo disastro che sembra determinato da una serie di cause sovrapposte. In un Paese ricco di petrolio, buona parte degli introiti dalle vendite di greggio, anziché essere investiti nel potenziamento della rete elettrica, sono andati negli ultimi vent'anni a beneficio di politici, milizie e altri potentati a causa di un sistema dove impera la corruzione. Il ministero dell'Elettricità non ha mai rinnovato la rete di distribuzione, dove si perde circa il 40 per cento dell'energia. Il ministero del Petrolio fatica a lanciare un progetto per trasformare il gas naturale attualmente bruciato nelle ciminiere per alimentare centrali elettriche. Moltissime famiglie non pagano le bollette e molte altre si connettono illegalmente ai cavi di trasmissione. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata, martedì, la decisione dell'Iran di sospendere l'esportazione di elettricità verso l'Iraq, che ha un debito di 6 miliardi di dollari verso il Paese vicino per forniture non pagate. Baghdad afferma di non potere effettuare questi pagamenti a causa delle sanzioni americane contro Teheran e dei propri problemi finanziari.

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Bassora la città più rovente

La città più colpita dall'ondata di calore di questi giorni è Bassora, nel sud, dove il governatore ha decretato quattro giorni di sospensione delle attività lavorative. Sempre nel sud sono quattro le province che erano già rimaste senza elettricità da martedì. La causa, secondo il ministero dell'Elettricità, sono stati alcuni attacchi da parte di sconosciuti alle linee dell'alta corrente. Manifestazioni di protesta contro le interruzioni elettriche si sono già svolte in varie province meridionali, tra cui quella di Wassit, dove cinque dimostranti e sette agenti di polizia sono rimasti feriti negli scontri.

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