Ddl Zan, Draghi replica al Vaticano: "L'Italia è uno Stato laico, il Parlamento è sovrano"

Il premier ricorda anche le 16 firme Ue contro l'Ungheria. Plauso dal Pd, critiche da Fdi. Il 6 luglio voto in Senato sulla calendarizzazione

Le comunicazioni del premier ieri hanno coinvolto anche il Vaticano

Le comunicazioni del premier ieri hanno coinvolto anche il Vaticano

Roma - E alla fine arriva la risposta del premier Draghi al Vaticano, che aveva chiesto allo Stato Italiano di mettere mano alla legge Zan, già approvata dalla Camera, perchè "in contrasto con il Concordato". Risposta garbata, nello stile del premier, ma ferma. “Senza voler entrare nel merito della questione della legge Zan - attacca - devo però precisare che il nostro e’ uno Stato laico e non confessionale quindi il Parlamento è libero di discutere e legiferare. Il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per assicurare che le leggi rispettino i principi costituzionali e gli impegni internazionali tra cui il Concordato con la Chiesa, vi sono controlli preventivi nelle competenti commissioni Parlamentari e poi ci sono i controlli successivi della Corte Costituzionale. La laicita’ non e’ indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso ma tutela del pluralismo e delle diversita’ culturali”. 

Il premier ha ricordato che “ieri l’Italia ha sottoscritto con altri 16 Paesi europei una dichiarazione comune in cui si esprime preoccupazione sugli articoli di legge in Ungheria che discriminano in base all’orientamento sessuale. Queste sono le dichiarazioni che oggi mi sento di fare, senza entrare ovviamente nel merito della discussione parlamentare. Come vedete, il Governo la sta seguendo ma questo è il momento del Parlamento, non è il momento del Governo”. “Voglio infine precisare una cosa, che si ritrova in una sentenza della Corte Costituzionale del 1989: la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, la laicità è tutela del pluralismo e delle diversità culturali”

Immediato il plauso del Pd: “Ci riconosciamo completamente nelle parole di Mario Draghi in Parlamento sulla laicita’ dello Stato e sul rispetto delle garanzie”, scrive su Twitter il segretario pd, Enrico Letta. “La sottolineatura del Presidente Draghi chiude una discussione ideologica: il Parlamento è sovrano. Si vada avanti con ddl Zan, se ci sono problemi di costituzionalità e di impegni internazionali con Stati esteri nel testo, saranno le commissioni preposte ad indicarlo. La destra ha scelto di non confrontarsi ma di fare melina sul provvedimento”, dice il senatore Pd Andrea Marcucci. E anche un noto esponente cattolico dei parlamentari a sorpresa è sulla falsariga: «Draghi ha capito che lo spirito del Parlamento sta nel portare il proprio contributo», dice Pier Ferdinando Casini in dichiarazione di voto sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del prossimo Consiglio europeo. «Sul fatto che l’Italia sia uno Stato laico non si può discutere».

L'opposizione attacca: «Purtroppo ci avviamo all'inesorabile ritorno dell'uguale. Negli scorsi governi abbiamo assistito a grandi prove di forza del giorno prima da parte dei Presidenti del Consiglio nel contesto europeo sul tema migratorio, salvo poi tornare con un nulla di fatto. Con il governo Draghi la dinamica ci pare più o meno identica». Lo dichiara la deputata Ylenja Lucaselli, co-responsabile del dipartimento sicurezza, legalità e immigrazione di Fratelli d'Italia.

La Segreteria di Stato Vaticana, citando il Concordato aveva chiesto all’Italia di “trovare una diversa modulazione del testo normativo” del ddl Zan “in base agli accordi che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa e ai quali la stessa Costituzione Repubblicana riserva una speciale menzione”. Nel testo si citano "espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perche’ derivata dalla stessa Rivelazione divina. Tale prospettiva e’ infatti garantita dall’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica italiana di Revisione del concordato lateranense, sottoscritto il 18 febbraio 1984”.

In serata, intanto, una mossa di parte della maggioranza porta a un'accelerazione nel percorso del ddl. "In capigruppo con M5s, Leu, IV e Autonomie abbiamo chiesto di calendarizzare Ddl Zan - ha scritto sui social la capogruppo del Pd al Senato Simona Malpezzi - Dopo le parole di Draghi che hanno riaffermato la laicità dello Stato, il 6 luglio voteremo in Senato il calendario per chiedere che dal 13 il provvedimento venga finalmente discusso in Aula".