Pietro Francesconi
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E anche la meccanica è sugli scudi. Ok brevetti e fatturati

DAL 2008 AL 2014 LA FILIERA HA INCREMENTATO SENSIBILMENTE LA PERCENTUALE DI ESPORTAZIONI

Meccanica

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PRIMATO tricolore in salsa emiliano- romagnola. Se la meccanica agroalimentare italiana è leader mondiale (l’export verso la Cina, ad esempio, è triplicato dal 2008 al 2014), il merito va alla filiera di casa nostra, che conta 33.189 addetti presenti in particolare nelle province di Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia.

Secondo la ricerca realizzata da Unioncamere e Intesa Sanpaolo, la meccanica fa la parte del leone grazie al legame col sistema alimentare e alla capacità di innovare in più tecnologie: la nostra regione è prima per numero di brevetti nel periodo 1998-2012. Qualità che emergono dalle variazioni di fatturato: nel 2014, rispetto al 2008, la filiera regionale della meccanica agroalimentare segna un +4,5%, mentre il comparto meccanico italiano registra un -4,4%.

Una differenza che in parte si spiega grazie ai mercati esteri: rispetto al periodo pre-crisi, la filiera emiliano-romagnola ha incrementato l’export del 13,7%, la meccanica italiana «solo» del 4,5. Ma anche alcune leve strategiche servono a spiegare le ottime performance della meccanica agroalimentare nostrana: con riferimento al 2014, la quota di imprese che brevettano è il 23,1% (contro il 16,7 a livello nazionale), le aziende con partecipate estere sono il 9,4% (contro l’8,7) e quelle esportatrici sono il 50,8% (contro il 45,9%). In uno scenario senz’altro positivo emerge però un’elevata dispersione delle performance, dipendente in parte dalle strategie adottate dalle imprese su certificati di qualità, export, brevetti e marchi internazionali, e in parte dal posizionamento dei fornitori nella filiera, con le performance che migliorano se la capofila trasmette know-how e che invece peggiorano se si limita a condividere informazioni.  

Attenzione anche al ricambio generazionale: il 48,3% delle capofila ritiene che esistano problemi di nascita di nuove imprese, mentre il 41,4% teme per il rinnovo delle competenze. «Abbiamo sviluppato il Programma Filiere – spiega Luca Severini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo - per far crescere le filiere produttive di eccellenza emiliano-romagnole. Così realizziamo un modello di relazione impresa- banca con al centro il rapporto tra azienda e fornitori: un legame fondamentale che tiene insieme il tessuto produttivo».