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Green Pass, i cinque enigmi (finora) senza risposta

Le storie. Ritorno aereo dopo la scadenza. Documento in tasca, ma con il Covid. Mense, scuole e ristoratori. Difficile trovare un interlocutore

Nella giungla normativa spesso gli operatori sanitari non hanno risposte da dare

La normativa sul Green Pass divide, come era prevedibile, tra favorevoli e contrari. Ma anche tra i favorevoli, sempre più spesso emergono i cosiddetti “casi non normati“, ovvero le situazioni, i nodi, a volte al limite del paradosso, che il legislatore non aveva previsto, e per le quali tuttora non esiste sempre una risposta chiara da parte delle istituzioni. Anche perché, chi va a porre domande specifiche, viene spesso rimbalzato a qualche altro interlocutore, fino allo sfinimento. Proprio per assenza di risposte ufficiali. Una materia a cui il governo dovrà mettere mani nei prossimi giorni, per evitare che i casi di scontento, e quindi la potenziale massa dei perplessi, aumenti. Vediamo alcuni casi, spesso ispirati da una singola storia iconica.

1 - Il Green pass scade prima del ritorno aereo, ma niente vaccino preliminare.

Situazione abbastanza paradossale quella di I.F., infermiera piemontese, che aveva contratto il Covid alla fine dell’anno scorso, durante la sua attività professionale. Come prevede il protocollo, ha potuto fare una sola dose di vaccino Pfizer, ottenendo dunque il Green Pass a gennaio, valido nove mesi, fino al 9 ottobre. Il suo problema è che però aveva da tempo prenotato con il compagno un viaggio aereo in Sicilia. Partenza il 6 ottobre, rientro il 12. Green pass valido dunque all’andata, non più al ritorno. Come se la caverà? “Immagino dovrò trovare un posto per fare un tampone nelle 48 ore precedenti all’imbarco“, spiega. ma non è così agevole. Domanda: ma non potrebbe farsi una seconda dose di vaccino entro le due settimane precedenti la partenza. Risposta: “Ho chiesto, ma al momento non è previsto dal protocollo, quindi di fatto sono in trappola“.

2 - Ha in tasca il Green pass e può andare ovunque. Ma ha il Covid

Altrettanto paradossale il caso di M.G., professionista vaccinata della prima ora con Astrazeneca. Che avendo fatto il richiamo di recente, a luglio, ha in mano un Green pass che scade l’anno prossimo. Peccato che la signora abbia un figlio no-vax, animatore, che durante la propria attività a contatto con il pubblico si sia poi preso il Covid, con variante Delta. La signora M.G. era relativamente tranquilla, durante la quarantena del figlio, proprio per la sua avvenuta profilassi. Ma ecco che qualche giorno fa ha cominciato a sentirsi poco bene, manifestando i classici sintomi del Covid. Incredula, su input del meido ha fatto il tampone ed ecco l’esito: la variante delta aveva “bucato“ lo schermo della sua protezione. “Insomma - sorride amara -  ho il Covid, ma anche il Green pass, e se facessi la furba potrei andare al ristorante o in aereo, ovunque“. Vincerà il suo buonsenso, ma sarà così per tutti quelli come lei?

3 - Le mense aziendali sono diverse dai ristoranti?

“Essere tutti vaccinati in un luogo chiuso aumenta oggettivamente la sicurezza, ma vedremo la praticabilità. La decisione che verrà presa per le mense aziendali sarà politica” dice, Fabrizio Pregliasco, Virologo dell’Università di Milano. “Il rischio contagio fra ristoranti e mense è simile. Per questo il Green Pass è utile anche nel contesto della mensa, non ci vedo un aspetto di discriminazione. Ci vorrebbe l’obbligatorietà della vaccinazione, ma questa è una scelta politica che va modulata e vedremo cosa la politica arriverà a decidere in termini di equilibrio. Si tratta di un elemento di riduzione della probabilità di contagio, perché siamo ancora in questa situazione: il virus sta circolando e ogni contatto interumano che abbiamo rappresenta un rischio con una probabilità d`infezione anche per i vaccinati, anche se con probabilità diverse come sappiamo. Stiamo vedendo una situazione dei casi più impegnativi in incremento. Nulla grazie alla vaccinazione, ma ad esempio nelle terapie intensive dello Spallanzani ci sono solo non vaccinati.

4 - Il personale immunizzato nelle scuole deve presentarlo?

Escludere dal controllo del Green Pass il personale già vaccinato. A chiederlo è il Presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. Con riferimento alle procedure di controllo del Greenpass del personale scolastico, Giannelli osserva che “verificare di continuo il possesso del GP da parte di tutti i lavoratori della scuola e’ molto inefficiente, in quanto gli stessi sono in massima parte vaccinati. E’ necessario quindi che le scuole possano escludere a monte, dal controllo, i dipendenti che risultino gia’ immunizzati.” “Questo potra’ agevolmente ottenersi - prosegue Giannelli - se il sistema sanitario comunichera’ alle scuole le dovute informazioni.” “La legge attribuisce al Ministero la possibilita’ di intervenire attraverso una Circolare applicativa che consenta di non aggravare di inutili controlli le scuole e i tantissimi docenti e ata che sono gia’ in regola. Chiediamo pertanto che si provveda tempestivamente”.

5 - Il nodo dei documenti e il ruolo degli esercenti. Ancora poca chiarezza

«È solo grazie agli esercenti, che con grande professionalità stanno attuando le regole varate dal governo Draghi, che il green pass obbligatorio sta funzionando e personalmente non lo trovo neppure particolarmente gravoso esibirlo. Chiunque abbia da ridire contro la norma, vuole tutelare i furbetti che piuttosto che vaccinarsi preferiscono spendere dai 150 a 500 euro per avere un certificato falso. Il Ministro Lamorgese nella circolare specifichi che nei controlli a campione, se dovessero essere scoperti i furbetti, a fare le spese non debbano essere gli esercenti anche perché non obbligati a chiedere i documenti di riconoscimento». Così Vincenza Labriola, deputata di Forza Italia. «Le sterili polemiche non fanno bene all’Italia e alla ripresa - conclude - Meglio un greenpass oggi che un nuovo lockdown domani»..