L’estate di supplizio e la ragazza di nessuno

scolastico e lei fu spedita dai suoi nonni in Veneto.

scolastico e lei fu spedita dai suoi nonni in Veneto.

scolastico e lei fu spedita dai suoi nonni in Veneto.

Non comprammo niente, uscimmo, salimmo in macchina. Prima che mettessi in moto, tirò fuori trionfante dallo zainetto la scatola col profumo.

"Guarda un po’ qua..."

"Ma Nadia! te l’avrei comprato io domani!"

"Lo volevo oggi."

"Dovevi dirmelo, avrei cercato io di..." (Non ce la facevo a dire rubarlo.)

"Ma figurati. Io ho solo tredici anni, se mi beccano non possono farmi niente."

Aveva voluto evitarmi un possibile guaio. Allora ci tiene a me, pensai, e la guardai riconoscente e vergognoso, col cuore in tumulto.

"Ti amo!" le dissi.

"Lo so" disse lei. Ma non disse: “Anch’io”.

La volta dopo era una domenica pomeriggio e lei aveva il permesso di stare fuori fino alle sette. Con le amiche, aveva detto in casa. Andammo al lago grande di Avigliana, passeggiammo tenendoci per mano e io le chiesi come mai avesse cambiato scuola ad aprile e non all’inizio dell’anno.

"Mah... così. C’era stata una storia."

"Che storia?"

"Un professore, quello di lettere che era nuovo, mi stava un po’ dietro."

"Dietro come?"

"Niente di speciale. Durante le lezioni non mi toglieva gli occhi di dosso, quando passava in mezzo ai banchi mi metteva una mano sulla spalla o sulla schiena, mi dava sempre giudizi buoni mentre con gli altri era severo... cose così."

"Nient’altro?"

"Una volta che mi sono sentita male e la bidella mi ha accompagnata in infermeria, lui ha mollato la classe per starmi vicino. Io stavo stesa sul lettino, lui si è seduto accanto e mi teneva la mano. Dopo un po’ è arrivata la preside."

"E poi?"

"Poi la preside, le prof, la psicologa eccetera hanno montato su tutto un casino, hanno interrogato le mie compagne e quelle hanno raccontato un sacco di balle. Erano gelose, credo."

"Com’era lui? giovane, vecchio?"

"Metà e metà."

"Cioè?"

"Sui trenta. Uno niente male."

"E tu?"

"Io cosa?"

"Cosa facevi."

"Niente. Quando mi guardava lo guardavo, quando mi sorrideva gli sorridevo. Le mie compagne si davano di gomito, i maschi facevano brutti gesti sotto il banco."

"E dopo?"

"Dopo lui l’hanno messo in malattia e la preside ha detto ai miei che era meglio se cambiavo scuola perché c’erano troppe chiacchiere. Ogni tanto lui mi telefona."

"L’hai visto ancora?"

"Qualche volta, poche. Gli ho detto che stavo con te e lui ci è rimasto male."

"Allora stai davvero con me."

"No. Gliel’ho detto perché non avevo più voglia di vederlo. Aveva sempre la faccia troppo triste."

L’anno scolastico finì. Mimmo Mollino fu promosso, ma anche dopo l’esame di licenza continuò a gi- ronzolare intorno alla scuola, come se non riuscisse a staccarsene definitivamente. Pure Nadia fu promossa e per me fu un’estate di supplizio, perché all’inizio di luglio fu spedita dai nonni in Veneto ("No, non puoi venire a trovarmi, è un buco di paese, ci punterebbero tutti gli occhi addosso, i nonni lo ver- rebbero a sapere e lo direbbero ai miei che poi mi starebbero col fiato sul collo anche in città") e in agosto andò al mare con i genitori in Calabria. Avevo la proibizione di cercarla, e del resto mi sarebbe stato impossibile, perché era stata attenta a non rivelarmi il nome del paese. Sul Tirreno, a Tropea, Amantea, Scilla o sullo Ionio? Neppure quello aveva voluto dirmi, neppure un indizio. In due mesi mi telefonò lei tre volte, e la seconda volta non ero in casa. I cellulari stavano appena iniziando a comparire.

Lorella mi lasciò, stufa dei miei silenzi immusoniti e della mia freddezza. Io andai quindici giorni in Liguria ad annoiarmi dal mattino alla sera.

"Dove ti porto oggi?"

Era la fine di settembre, eravamo insieme per la seconda volta dall’inizio della scuola.

"A casa mia."

"Niente giro in macchina?"

"No. Saliamo in casa."

"Ma... Zina?"

"Finisce all’una."

"I tuoi?"

"Sono fuori Torino, tutti e due. Tornano domani." In cucina la tavola era apparecchiata per una persona. Un’insalata di valeriana, del prosciutto crudo, una mozzarella. Sul gas una pentola calda. Nadia aggiunse piatti posate e bicchiere per me e disse dài, mangiamo, ti piace il passato di verdura?

Mangiavo senza sentire i sapori e divoravo lei con gli occhi, pieno di speranza e di timore per quella intimità imprevista. Dopo, mi ordinò di telefonare al mio capo per chiedergli mezza giornata di permesso, mi prese per mano e mi portò in camera da letto.

Era la sua prima volta. Mi venne quasi da piangere, per la sorpresa, per la commozione, per l’orgoglio, per un viluppo di emozioni e sentimenti che mi salirono dentro come un’onda, che mi fecero sentire in testa i battiti del cuore.

"Adesso sei la mia ragazza" le dissi dopo con la presunzione del maschio possessivo.

"Io non sono la ragazza di nessuno" mi gelò lei.

Ma quel pomeriggio è rimasto il più bello della mia vita.

Dopo? Dopo ci incontravamo quando lei voleva, facevamo l’amore quando si poteva, a casa sua o mia. Senza protezioni, perché lei, non so come, era riuscita a procurarsi la pillola. Ma dopo febbraio gli incontri si diradarono e nella via dietro alla scuola comparve ogni tanto una A112 verde scuro in cui lei si infilava veloce. Le chiesi chi fosse l’autista di quella macchina (l’avevo intravisto spiandolo: un ragazzo intorno ai venticinque anni), lei mi piantò gli occhi in faccia e disse, seria e dura:

"Un ragazzo come tanti." E il tono sconsigliava altre domande.

Ci furono altre macchine e altri ragazzi, nel corso di quei mesi, e in mezzo c’ero anch’io. Non osavo più fare domande, per paura di perderla del tutto, e nel contempo mi vergognavo della mia vigliaccheria, della mia sottomissione. Però quando stavamo insieme, quando la spogliavo adagio adagio e il suo seno, i suoi fianchi, il suo pube sbocciavano dai vestiti, e io respiravo il suo profumo di bambina e insieme di donna, e la accarezzavo e la stringevo ed entravo in lei, ecco in quei momenti non mi importava più niente di niente, né che lei il giorno prima fosse stata con un altro, né che io non osassi impormi.

2008 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano

2015 Mondadori Libri S.p.A., Milano