Manovra Meloni 2023: cosa può cambiare ancora. Superbonus, opzione donna, cartelle

La dote a disposizione per cambiare il testo ammonta a poco più di 400 milioni. Cambiamenti previsti su massimo quattro capitoli

Roma, 6 dicembre 2022 - Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per domani, 7 dicembre. Ed è probabile che sulla legge di Bilancio si scatenerà la solita pioggia di richieste di modifica da parte delle forze politiche. Ma la dote a disposizione per modificare il testo è molto modesta, poco più di 400 milioni. E, tranne sorprese dell’ultima ora, i cambiamenti saranno concentrati su 3-4 capitoli. Ecco, in particolare, cosa potrebbe cambiare nella manovra del governo Meloni.

Come può cambiare la manovra
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Pos, diminuisce la soglia dei 60 euro

Con la manovra economica è scattata la sospensione delle sanzioni (e delle procedure già avviate) previste dal governo Draghi per i commercianti e i professionisti che non accettano carte di credito o bancomat da giugno. Inoltre, per le transazioni fino a 60 euro non ci sarà più l’obbligo di accettare i pagamenti elettronici e, quindi, di far ricorso ai Pos. Infatti, non sono più previste multe o sanzioni. Ma la soglia potrebbe essere rivista al ribasso, portandola magari alla sua prima versione, quella che fissava l’asticella a 30 euro. Tutto dipenderà anche dal confronto in corso con la commissione europea.

Saldo e stralcio fino a 1500 euro

Nella versione attuale della Legge di Bilancio è previsto che i debiti con il fisco fino a mille euro, riferiti al periodo 2000-2015 siano automaticamente annullati al 31 gennaio del 2023. Si tratta, in sostanza, del meccanismo del saldo e stralcio delle cartelle esattoriali. Nella maggioranza, però, c’è chi sta pensando di innalzare la soglia del debito residuo (comprensivo di capitale, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e sanzioni) fino a 1500 euro, aumentando così la platea dei contribuenti che possono regolarizzare le proprie posizioni senza sborsare nulla.

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Opzione donna, si torna al passato

Con l'ultima manovra la norma ha ristretto la platea a circa 2900 lavoratrici. Infatti, possono lasciare il lavoro solo le donne che abbiano raggiunto i 35 anni di contributi e i 60 anni di età. Si può scendere a 59 con un figlio e a 58 con due figli. Inoltre, devono assistere, “al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch'essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti; hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento; sono lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale". E in questo caso l’età può essere di 58 anni, a prescindere dal numero dei figli. L’idea del governo è quella di tornare al vecchio sistema, vale a dire in pensione a 58 anni e 35 di contributi senza vincoli di figli.

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Superbonus, maglie più larghe

Si lavora anche per allentare la stretta sul Superbonus per le ristrutturazioni edilizie. L’attuale legge di Bilancio prevede un drastico taglio dello sconto, a partire dal 2023, dal 110 al 90%. Si tenta di arrivare almeno ad una proroga della scadenza del 25 novembre, data entro la quale si doveva presentare la Cilas (la certificazione dei lavori) per poter continuare ad usufruire del maxi-sconto del 110%. L’idea è quella di arrivare almeno al 31 dicembre. Fra le ipotesi anche una sanatoria per le comunicazioni arrivate in ritardo.