Green pass modello Macron: Sala favorevole

Il sindaco: "Sì al green pass alla francese". E attacca Fontana

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Dopo il governatore Attilio Fontana, ecco il sindaco Giuseppe Sala. Le istituzioni locali discutono del modello francese per contenere la ripresa della pandemia a causa della variante Delta. Parliamo del modello lanciato dal presidente transalpino Emmanuel Macron: vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario e green pass per accedere a mezzi di trasporto come treni e aerei e ai luoghi di socialità come ristoranti, bar e centri commerciali. Insomma, un green pass obbligatorio per molte più attività rispetto a quanto previsto attualmente in Italia.

Il sindaco Giuseppe Sala, a margine di un appuntamento in Triennale, apre al modello Macron: "A me non dispiace. Tutto sommato vediamo che Macron l’ha proposto e in un giorno c’è stato un milione di iscrizioni. Noi dobbiamo un po’ forzare chi non si vuole vaccinare a farlo perché è per il bene di tutti".

Il primo cittadino, subito dopo, affonda il colpo contro il governatore lombardo Attilio Fontana, che martedì prima si è detto favorevole all’ipotesi di un super green pass alla francese anche in Italia ma poi ha corretto il tiro sostenendo che in Lombardia non c’è bisogno di una stretta del genere: "Non ho capito la posizione di Fontana – attacca Sala –. Aspetto chiarimenti, perché è importante il suo ruolo apicale sulla salute. L’ho visto cambiare idea nel giro di 45 minuti. È importante che chiarisca in maniera definitiva". Intanto apre, ma molto cautamente, all’ipotesi del green pass transalpino il candidato sindaco del centrodestra Luca Bernardo: "È un buon modello, ma dobbiamo immaginare di essere attrattivi non solo dal punto di vista economico e occupazionale. È un modello su cui ispirarsi su alcune cose, ma noi siamo italiani e siamo eclettici e sognatori".

L’aumento dei contagi da variante Delta ha provocato anche una proposta illustrata dall’ex ministro targato Pd Francesco Boccia: anticipare a settembre il voto delle Comunali per ora ipotizzato per il 10 ottobre. "Nel Pd – spiega Boccia – c’è un dibattito con i sindaci se utilizzare la finestra di settembre per le elezioni. Ipotizzare il voto il 10 ottobre è tardi. Penso che abbia molto senso ragionare su un voto a settembre. Sul fronte contagi io non vorrei ritrovarmi come l’anno scorso. Rischieremmo di dover rinviare ancora le elezioni a causa dei contagi". La proposta dell’esponente del Pd trova favorevole Sala: "Sono parte in causa, probabilmente non sono sereno nel giudizio rispetto alla mia corsa. Da tanto tempo dico che sarebbe stato meglio votare in giugno o luglio piuttosto che così avanti. Rimane il fatto che la preoccupazione c’è, me l’ha manifestata anche l’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti l’altro giorno. Anticipare le elezioni, dunque, credo si possa valutare. Ma decideranno loro". L’ultima parola spetta al Governo Draghi, che per ora ha solo fissato un arco temporale di un mese in cui dovranno svolgersi le elezioni amministrative: dal 15 settembre al 15 ottobre. Un mese che però potrebbe fare la differenza nella vita e negli spostamenti delle persone. Soprattutto se la variante Delta sfonderà e provocherà la quarta ondata di contagi da Covid.

Massimiliano Mingoia