Da Marx a Tafazzi. La sinistra continua a farsi del male. E il web infierisce

In casa Pd il personaggio autolesionista interpretato da Giacomo Poretti e la frase cult di Nanni Moretti in ’Bianca’ vengono citati continuamente Dai Socialisti Gaudenti a Osho, in rete impazzano meme e vignette

Giacomo Poretti e il celebre ’Tafazzi’, personaggio simbolo del masochismo

Giacomo Poretti e il celebre ’Tafazzi’, personaggio simbolo del masochismo

Roma, 8 agosto 2022 - "Continuiamo così, facciamoci del male". La frase cult di Nanni Moretti in Bianca (1984) trova perfetta aderenza nella giornata politica di ieri, domenica 7 agosto 2022. Trentotto anni dopo quell’asserzione perfetta, presto diventata evocativo tormentone, la sinistra italiana rinfresca il copione sentimental-grottesco di una sperimentata tradizione di autolesionismo.

Enrico Letta e la trasformazione del campo largo: dovrà accontentarsi di un camposanto

Serracchiani: "Gesto irresponsabile sulla pelle degli italiani. Ora la destra brinda"

Meloni: "Calenda ora forse scappa con Renzi". Salvini: "A sinistra è caos"

ll traumatico scioglimento del patto elettorale con Azione è solo l’ultimo esempio. Perché il tafazzismo del Pd e dei suoi avi viene da lontano, va per i 30 anni e li porta con orgoglio. Quell’omino in tuta e sospensorio intento a martellarsi i testicoli non senza masochistico piacere – personaggio ideato da Carlo Turati e interpretato da Giacomo Poretti negli anni Novanta per Mai dire gol , quindi pochi anni dopo il lampo morettiano – oggi è un riferimento sostanziale della sinistra italiana. Rappresentativo di grossolani errori di valutazione, calcoli approssimativi e ricercata vocazione alla sconfitta. Prova ne sia il fatto che nel Pd, a seconda di tempi, convenienze e reggenze, Tafazzi sia continuamente citato o esorcizzato. Quasi impersonasse i timori della base reinterpretati dai leader.

Conte a Letta: "Offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio e Tabacci"

Accordo Pd e Verdi/Si. Letta: "Intesa anche con Di Maio"

E per la verità, nella diffusione di questa mascotte di partito armata di bottiglia di plastica, c’entra ancora una volta Nanni Moretti, stavolta in versione girotondina. Accadde nel febbraio 2002, quando dal palco di piazza Navona il regista regalò alla piazza (e allo stato maggiore dei Ds) l’incancellabile profezia "Con questi dirigenti non vinceremo mai". Apriti cielo. A un militante ortodosso (rimasto anonimo) la frase non andò giù e così diede del "Tafazzi" al cinematografico trasgressore della disciplina di partito. Frase poi entrata nel lessico dei segretari e utilizzato come arma di riprovazione morale contro i nostalgici della sinistra dura e pura. L’ultimo? Nicola Zingaretti a giugno 2020. Eccolo, apodittico e apocalittico in vista delle regionali: "Le alleanze ruotano attorno ai candidati sostenuti dal Pd che sono gli unici che possono fermare le destre, il resto è l’eterno ritorno di vizi antichi di una degenerazione della politica personalistica e autoreferenziale. Tafazzi non è stato inventato per caso. Questa è la verità". Ma chi di Tafazzi ferisce, di Tafazzi perisce. E così oggi la base di sinistra si scatena contro l’occhialuto compagno Enrico, che neppure stavolta sta sereno e si ritrova sul ciglio del burrone. Perché in politica non c’è difetto peggiore di non sapere scegliere gli alleati. In una vignetta di Makkox, sul Foglio, Calenda bullizza Letta persino sul menù di una supposta vittoria elettorale: "Carne o pesce ?" (s alvo ammettere, un secondo dopo, che invito e menù sono fasulli). Oggi il centrodestra ghigna, e se c’è un antidoto allo scoramento nel centrosinistra, beh, forse è proprio la credibilità in caduta libera che impone uno scatto.

Anche perché Calenda non era certo uno sconosciuto. In un meme social intitolato Parkour (la disciplina di salti acrobatici e percorsi sregolati con l’unico obiettivo di arrivare dal punto A al punto B), i Socialisti gaudenti ricordano così la traiettoria dell’azionista dei Parioli: "In poco più di 4 anni entra nel Pd, 5 minuti dopo minaccia di stracciare la tessera, si fa eleggere alle europee, esce dal partito, resta nel Partito Socialista Europeo, anzi no, va con Renew Europe, fonda il suo nuovo partito, si candida a sindaco di Roma contro il Pd, entra nella coalizione col Pd per le elezioni politiche, dopo 4 giorni esce dalla coalizione". "È stato solo un flirt estivo", scrive Osho, a proposito della relazione troncata. "Quanto so’ pagliacci (...)", commenta un utente. Ora la rumba delle alleanze riparte con Verdi-Si, Impegno civico, forse + Europa. "Questa è la stanza dell’elettrochoc", si premunisce il segretario dem – sempre secondo Osho – incontrando Luigi Di Maio. Dura la rimonta. E la sinistra col ditino alzato stavolta teme anche per la cattedra.