Rivalutazione pensioni 2023 minime e non: chi ci perde e quanto. Le simulazioni

Come funziona il nuovo sistema di rivalutazione per fasce e non per scaglioni. Cgil: "Pensionati bancomat del governo"

Roma, 24 novembre 2022 - II vertice del sindacato dei pensionati della Cgil avvisa che "i pensionati italiani sono trattati come il bancomat del governo". Ma si potrebbe dire "dei governi", perché tutti, dal centrosinistra al centrodestra, a quelli tecnici, quando si è trattato di recuperare risorse si è raffreddata o sterilizzata la cosiddetta rivalutazione delle pensioni. E così è accaduto anche questa volta, con un risparmio di spesa che nel triennio arriva addirittura a oltre 10 miliardi di euro: soldi che derivano dai mancati adeguamenti delle pensioni all’aumento del costo della vita che, con un’inflazione al 12 per cento, significa una caduta secca del potere d’acquisto degli assegni.

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Rivalutazione per fasce: le simulazioni

Basta dare un’occhiata alle simulazioni per rendersi conto dell’impatto del nuovo sistema di rivalutazione per fasce e non per scaglioni previsto dalla legge di Bilancio per il prossimo anno. Si va da 450 euro in meno all'anno per pensioni da 2.600 euro lordi al mese (1.600 netti) a 2.700 in meno circa per chi può contare su redditi da pensione da 5.600 euro lordi al mese: è la simulazione fatta dalla Uil sulla nuova perequazione decisa dal Governo per la legge di Bilancio. Con il taglio della rivalutazione per le pensioni tra le quattro e le cinque volte il minimo dal 90% all'80% si perdono quindi con un'inflazione fissata al 7,3% circa 34 euro al mese ma la cifra sale a 207 euro al mese e a 2.699 euro l'anno per gli assegni superiori a 10 volte il minimo (circa 5.250 euro) e sale ulteriormente alla crescita dell'assegno. In questo caso, infatti, la perequazione è passata dal 75% al 35%. Una pensione di 3.100 lorde (tra le 5 e le 6 volte il minimo Inps), secondo gli esperti della Uil, perderebbe invece 1.161,75 euro l'anno.

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Per la simulazione la Uil ha utilizzato il nuovo meccanismo di rivalutazione con i tagli che, sottolineano dal sindacato, "in base alle bozze di testo circolanti, opererebbe il taglio della rivalutazione sull'intero importo della pensione, sostituendo il sistema a scaglioni di importo con quello per importi complessivi dei trattamenti. Si tratta - spiegano il segretario confederale Domenico Proietti e il numero uno della Uilp, Carmelo Barbagallo - di un sistema più penalizzante e meno equo, perché comporta una riduzione dell'intero importo della pensione e perché introduce rilevanti penalizzazioni per chi ha importi di poco superiori alle varie soglie".

Come funziona il nuovo meccanismo di rivalutazione

Il nuovo meccanismo prevederebbe la piena rivalutazione per le pensioni di importo fino a 4 volte il minimo (525,38 per quattro); l'80% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 4 e 5 il minimo (invece del 90% attuale); il 55% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 5 e 6 volte il minimo (invece del 75% previsto a partire dagli assegni pari a cinque volte il minimo); il 50% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 6 e 8 volte il minimo; il 40% dell'inflazione per le pensioni complessivamente comprese tra 8 e 10 volte il minimo; il 35% per le pensioni complessivamente superiori a 10 volte il minimo. Il trattamento minimo Inps è oggi pari a 525,38 euro mensili lordi. Il danno, per di più, non è temporaneo. Ma da gennaio 2023 "produrrà effetti sulla pensione per il resto della vita del pensionato. Infatti, ogni mancato aumento non ha effetti solo sull'anno di applicazione ma perdura per sempre sulla pensione diminuendone così in modo permanente il valore". Per una pensione da 3.600 lordi si avrebbe avuto con una rivalutazione del 75% dell'inflazione un assegno da 3.841 euro che sarà invece con il taglio pari a 3.731 euro con un calo di circa 110 euro al mese e di quasi 1.430 euro l'anno. 

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