Lega, il politologo: "Salvini insostituibile, Zaia e Fedriga leader locali"

Intervista ad Alessandro Amadori, partner dell'Istituto Piepoli, sul futuro del Carroccio

Fedriga, Salvini e Zaia

Fedriga, Salvini e Zaia

"Leadership di Matteo Salvini in bilico? Non ho la sensazione che nella Lega ci siano delle figure che sia per loro volontà che per profilo politico possano realmente sostituirsi a Salvini". Alessandro Amadori, politologo e partner dell’Istituto Piepoli, è l’autore, insieme a Giuseppe Valditara, del libro “È l’Italia che vogliamo’’, prefazione di Salvini.  

Amadori, difende Salvini?

"L’attuale leader ha due caratteristiche. La prima: una notevole capacità empatica e un linguaggio molto trasversale con cui era riuscito a raggiungere il 34%. La seconda: l’apertura a un territorio più ampio del Nord. Gli altri dirigenti del Carroccio non hanno queste caratteristiche. Facciamo nomi?".  

Certo. Luca Zaia?

"È un politico di razza, ha ottenuto percentuali straordinarie in Veneto, una delle regioni più evolute d’Europa. Ma Zaia è una figura molto locale, ha un rapporto simbiotico con la sua regione e non penso che abbia voglia di allontanarsene". Massimiliano Fedriga?

"La visione del mondo friulana è più introversa e pure Fedriga è legato alla sua terra. Zaia e Fedriga sono splendidi leader locali, non nazionali".  

Giancarlo Giorgetti?

"Lui ha una proiezione più nazionale, pur essendo legato alla provincia di Varese dove è nato. Ma Giorgetti non è un politico da palcoscenico. È un perfetto co-leader, è una persona capace di gestire progetti e relazioni, restando coperto. Ma un leader di un partito del 10% non può non essere una “prima donna’’. Per questo credo che Salvini manterrà la guida, almeno per un po'".  

FdI, intanto, ha doppiato la Lega in Lombardia alle Politiche. Conseguenze sulle Regionali?

"La partita è complessa. Il tema non è solo Fontana o Moratti. La Lombardia richiede una riprogettazione dell’offerta politica perché ha vissuto una fase critica, l’emergenza Covid, che nessun’altra regione ha avuto".  

Intanto il Pd riesce a tenere ancora a Milano.

"Dopo l’Expo 2015, la città si è configurata in modo strutturale come l’unica metropoli italiana liberal che segue una linea “lifestyle free’’. Ciò ha influenza sulle scelte politiche dei milanesi, soprattutto in centro, mentre nelle periferie il discorso è un po’ diverso. Il centrosinistra è più in sintonia con il concetto di lifestyle free e questo spiega la difficoltà di sfondare a Milano del conservatorismo compassionevole di FdI».